Il culto virtuale è qui sul serio

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Nella Foto: La past. Amy Wilson Feltz, della St. Paul’s United Methodist Church a El Paso, Texas, mentre prepara le attrezzature informatiche per trasmettere un sermone dal vivo nel pulpito della chiesa nel mese di settembre. Sebbene il pulpito, che è visibile all’interno della telecamera, abbia l’appropriato colore liturgico, il banner sulla parete era della Quaresima, quando la chiesa dovette sospendere il culto in persona. Foto gentilmente concessa dalla past. Amy Wilson Feltz.

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L’innalzamento dei casi di COVID-19 lo scorso marzo ha stimolato molte chiese, tra cui quella metodista unita di St. Paul a El Paso, Texas, USA, a migliorare o ad iniziare da zero ciò che prima offrivano attraverso i loro siti web.

“La mia formazione giornalistica al college è diventata particolarmente rilevante quando la pandemia di coronavirus ha colpito. Avevo le conoscenze di base nel montaggio dei video, in grafica e in fotografia e cose del genere.” sostiene la past. Amy Wilson Feltz

Il past. Mark Nakagawa, sovrintendente del distretto ovest della Conferenza della California-Pacifico, e pastore amministrativo della chiesa metodista unita di Centenary a Los Angeles, ha detto che il coronavirus ha offerto “un momento di Kairos (dal greco= un momento giusto, critico o opportuno) per la chiesa”; portando il futuro alle nostre porte e ha costretto le chiese a dei cambiamenti che avevano pianificato di fare nei prossimi decenni e dando loro l’opportunità di essere creative in modi che mai avrebbero pensato.

Prima della pandemia solo una manciata delle 80 chiese del suo distretto offriva culti virtuali oppure produceva particolari eventi online. Ora, invece la situazione è capovolta, secondo Nakagawa, e rimane una piccola manciata di chiese che non offre culti virtuali, “la maggior parte di esse, almeno in questo distretto, ha fatto il salto da un culto in presenza a uno online”.

“Non diciamo Cuori Aperti, Menti Aperte, Porte Aperte?”, dice Fankhauser, leader del Dipartimento di Sviluppo della Chiesa Metodista Unita in Svizzera e Francia, “Quindi cerchiamo di trovare un nuovo modo di vivere il Vangelo” […] “Questo è un aspetto importante della crisi pandemica che ha spinto le chiese a rafforzare la loro presenza online”.

“Ho dovuto imparare a caricare i video su Facebook e pianificare i post”, ha detto il past. Jeff Vanderhoff della chiesa metodista unita di Trinity a Mcmurray, Pennsylvania. “È bello poter trovare una nuova strada per condividere il Vangelo, ed è quello che questa pandemia ha fatto per noi.” Il pastore prosegue nel raccontare che I culti online alla Trinità hanno attirato ex membri che si erano trasferiti e familiari dei membri di chiesa, “Ne abbiamo avuti alcuni dalla California e abbiamo avuto un’altra famiglia che si era trasferita ad Okinawa, in Giappone, da qualche anno, che si è collegata da lì.”

Le chiese in Zimbabwe stanno tenendo culti online e la risposta è stata positiva, ha detto Kudzai Chingwe, un rappresentante per la Conferenza orientale dello Zimbabwe della Chiesa metodista unita in Africa.  “I Zimbabwesi sono in tutto il mondo, e frequentano i culti virtuali,” Chingwe ha detto. “Stanno … riaccendendo i loro ricordi e vedono anche i loro parenti durante i live-streaming.”

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Il videografo Walter Tumba controlla la telecamera per mantenere il soggetto centrato focalizzato durante le riprese alla Cranborne United Methodist Church di Harare, Zimbabwe. Foto gentilmente concessa da Rutley Productions, un canale Youtube che offre video relativi alla United Methodist.

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Rutendo Luckmore Kufarimayi della Cranborne United Methodist Church di Harare, Zimbabwe, installa un microfono professionale coperto da un parabrezza per catturare il suono per la videocamera. Foto gentilmente concessa da Rutley Productions, un canale Youtube che offre video relativi alla United Methodist.

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I membri che frequentano i culti online hanno iniziato a dare offerte alle chiese che seguono. In Francia e in Svizzera, le donazioni sono molto costanti durante la pandemia.

“Ci sono donazioni da parte delle persone (che) non hanno mai frequentato i culti in presenza prima”, dice Fankhauser. “Sono stati toccati dal servizio che hanno visto su internet e così hanno deciso di donare, che, naturalmente, è una bella cosa.”

Se una chiesa solo on-line possa costituire un’esperienza di culto metodista è una questione ancora insoluta.

“Non credo che ci sia un unico modo adatto a tutti” dice Feltz. “Se nelle comunità c’è una crescita nella fede, nello spirito, nell’aprirsi all’esterno e nel servire … Non vedo perché dovrebbe essere un problema.”

Non credo si potrà porre fine alle attività online quando la pandemia passerà, ma è anche chiaro che abbiamo bisogno di entrambi i modi, on-line e in presenza. […] Le produzioni online hanno creato nuovi posti di lavoro. Abbiamo anche investito nella tecnologia. Siamo ansiosi di spingere quello che chiamiamo una chiesa ibrida, in presenza e online” dice Fankhauser e prosegue concludendo che “Anche quando le restrizioni saranno revocate, continueremo a lavorare duramente anche sulla nostra presenza online, perché è un modo valido per le persone di connettersi”.

Infine secondo Feltz, “Non sono davvero i forti a sopravvivere”, citando un assioma che ha sentito per la prima volta dalla past. Donita Lea della chiesa metodista unita di St. James di Abilene, Texas,

“Sono quelli che si adattano.”

Tratto dall’articolo di Jim Patterson da www.umnews.org

Per leggere l’articolo in lingua originale, clicca qui

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