Re-immaginare l’ecumenismo in un mondo colpito dalla pandemia

postato in: Chiesa e società, ecumenismo | 0

Il Segretario generale del Consiglio per la missione, pastore Jooseop Keum, propone sette “direzioni” per il futuro dell’ecumenismo. Da uno “Status confessionis” sui cambiamenti climatici e la giustizia ecologica, alla solidarietà. Dalla teologia dei margini al superamento dell’eurocentrismo cristiano e dell’ecumenismo istituzionale ed ecclesiale

Il Segretario generale del Consiglio per la missione (CWM – Council for World Mission), pastore Jooseop Keum, ha esortato i leader cristiani mondiali a re-immaginare l’ecumenismo.

Invitato dal Global Christian Forum (GCF), il pastore Keum ha lanciato un messaggio sfidante su come rivisitare l’ecumenismo in questo mondo colpito dalla pandemia. L’iniziativa fa parte di una serie di incontri preparatori in vista del prossimo Global Forum, previsto nel 2024. Tra questi, c’è stata anche la riunione di facilitatori svoltasi in forma ibrida dal 5 al 9 febbraio presso la Domus Romana Sacerdotalis a Roma, a cui ha partecipato anche la vescova Rosemarie Wenner (nella foto sottostante la terza da sinistra) del Consiglio metodista mondiale. Negli stessi giorni, fra l’altro, la delegazione religiosa ha incontrato la presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastora Mirella Manocchio, e papa Francesco.

Trasformare l’ecumenismo

Nel suo discorso, durante la sessione di apertura, il pastore Jooseop Keum ha espresso la sua preoccupazione per le ingiustizie sociali, politiche ed economiche svelate dalla pandemia globale di Covid-19. Ha anche evidenziato l’avidità sistemica che non solo sta sfruttando la vita delle persone vulnerabili, ma sta anche distruggendo l’ambiente. “La pandemia di Covid-19 non è né un disastro naturale né accidentale – ha detto Keum –. È un disastro ecologico causato dall’uomo a causa del genocidio dell’eco-diversità e dell’invasione umana delle case degli animali selvatici”.

In questo mondo colpito dalla pandemia, con sfide interne al movimento ecumenico, Keum ha inoltre invitato i membri del Forum cristiano a reinventare un ecumenismo trasformativo. Occorre smantellare le strutture che servono solo i privilegiati, ricevendo lo Spirito Santo, riscoprendo la fede ai margini e sconfiggendo la cultura dell’odio con la forza dell’amore, ha dichiarato Keum.

Il pastore ha evidenziato il bisogno di una trasformazione radicale nel movimento ecumenico, anche nei suoi spazi. “Revisionare l’ecumenismo richiede uno spostamento di luogo – in termini ermeneutici oltre che geografici: dalle sale dei Consigli alle strade, e dal dogma alla vita. La vita e le vite contano, quindi rivisitare l’ecumenismo è una chiamata verso una celebrazione della vita nella sua pienezza, con le persone, nei loro contesti reali e nelle comunità concrete”.

Al termine del suo discorso, ha suggerito sette direzioni per il futuro dell’ecumenismo:

  • Status confessionis sui cambiamenti climatici e la giustizia ecologica.
  • Sviluppare l’economia della vita invece di servire “mammona”, il “dio” denaro.
  • Re-immaginare l’ecumenismo come un movimento dai margini, al di là delle istituzioni.
  • Coltivare una spiritualità dell’interconnessione della vita e della solidarietà della speranza.
  • Promuovere partnership ed esplorare le teologie tra i vulnerabili.
  • Spostare il centro dell’ecumenismo dalla cristianità eurocentrica a quella mondiale.
  • Promuovere una leadership ecumenica basata su valori di fede, non ecclesiali.

Il pastore Casley Essamuah, Segretario generale del GCF, e altri partecipanti hanno espresso gratitudine a Keum per il suo discorso, che “aiuterà a discernere la via da seguire in vista dell’incontro globale del 2024”.

Foto tratta dalla pagina Facebook del Global Christian Forum. Delegazione in udienza da papa Francesco, febbraio 2022

Il Global Christian Forum (GCF)

Il GCF è un forum globale di leader cristiani di diverse tradizioni, regioni, culture e nazioni. Proposto dall’8^ Assemblea Generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) nel 1998 ad Harare, il GCF è nato, dopo un processo di consultazioni, per riunire varie tradizioni ecclesiastiche in un percorso di riflessione comune verso l’unità delle chiese globali, su un terreno di parità e rispetto reciproco. Ne fanno parte rappresentanti evangelici, pentecostali e cattolici, insieme alle Chiese membro del CEC.


Si ringrazia Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), per la segnalazione e per il supporto nella traduzione.

Articolo da: NEV – Notizie Evangeliche

I commenti sono chiusi.