Consultazione metodista 2018

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[et_pb_section fb_built=”1″ fullwidth=”on” _builder_version=”3.0.47″][et_pb_fullwidth_post_title meta=”off” featured_image=”off” _builder_version=”3.0.106″ title_font=”|700|||||||” background_color=”#e09900″ custom_padding=”||30px|”][/et_pb_fullwidth_post_title][/et_pb_section][et_pb_section fb_built=”1″ _builder_version=”3.0.106″ custom_padding=”21px||0|”][et_pb_row custom_padding=”||0|” _builder_version=”3.0.106″][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.0.47″ parallax=”off” parallax_method=”on”][et_pb_gallery gallery_ids=”1431,1432,1433,1434,1435,1436,1437,1438,1439,1440,1441″ posts_number=”13″ db_image_max_width_tablet=”51″ db_image_max_height_tablet=”501″ db_image_row_spacing_tablet=”51″ db_image_center_titles=”left” db_image_object_fit=”initial” show_title_and_caption=”off” box_shadow_style_image=”preset2″ _builder_version=”3.0.106″ pagination_font_size_tablet=”51″ pagination_line_height_tablet=”2″ border_radii_image=”on|2px|2px|2px|2px” custom_padding=”||5px|”][/et_pb_gallery][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section][et_pb_section fb_built=”1″ fullwidth=”on” _builder_version=”3.0.47″ custom_padding=”0|0px|0|0px”][et_pb_fullwidth_header title=”Articoli da %22Riforma%22 sulla Consultazione metodista” subhead=” RIFORMA.it – Quotidiano online delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia. ” _builder_version=”3.0.106″ background_color=”#e09900″][/et_pb_fullwidth_header][/et_pb_section][et_pb_section fb_built=”1″ _builder_version=”3.0.47″ custom_padding=”54px|0px|14px|0px”][et_pb_row _builder_version=”3.0.106″][et_pb_column type=”2_3″ _builder_version=”3.0.47″ parallax=”off” parallax_method=”on”][et_pb_accordion _builder_version=”3.0.106″ toggle_font_size=”20″][et_pb_accordion_item title=”Consultazione metodista” _builder_version=”3.0.106″ title_text_shadow_horizontal_length=”0em” title_text_shadow_vertical_length=”0em” title_text_shadow_blur_strength=”0em” body_text_shadow_horizontal_length=”0em” body_text_shadow_vertical_length=”0em” body_text_shadow_blur_strength=”0em” open=”on”]Chi siamo noi oggi? Osiamo definirci credenti in una società in cui i concetti di Dio, sacro e confessioni vengono continuamente ridefiniti. Ma siamo anche persone all’interno di una società che ormai sembra aver superato anche lo stato “liquido” per diventare “gassosa”, sempre più dispersa e atomizzata, senza legami tra soggetti, con diritti ormai “liquidati”, cioè ridotti a richiami inascoltati o ad antichi ricordi, spazzati via con la velocità con cui si postano commenti sui social.

La recente Consultazione metodista che si è svolta nella tradizionale sede del centro di Ecumene durante l’ultimo fine settimana di maggio è stata ancora una volta un’occasione feconda di confronto e discussione sul senso della propria testimonianza tra i rappresentanti di comunità radicate in diverse aree d’Italia.

(Alberto Bragaglia)
[/et_pb_accordion_item][et_pb_accordion_item title=”La sfida della Connexion” _builder_version=”3.0.106″ title_text_shadow_horizontal_length=”0em” title_text_shadow_vertical_length=”0em” title_text_shadow_blur_strength=”0em” body_text_shadow_horizontal_length=”0em” body_text_shadow_vertical_length=”0em” body_text_shadow_blur_strength=”0em” open=”off”]Ragionare sulla società significa anche ragionare sul senso della propria missione, che assume la complessità e la multiformità come ricchezza. Da molti anni le comunità metodiste e valdesi sono caratterizzata dalla presenza di nazionalità diverse: basti pensare che la chiesa metodista di Milano da sola ne conta ben 16. La sfida è quella di valorizzare le differenze, sfruttando a fondo il concetto di connexion, uno dei capisaldi del pensiero wesleyano, che fin da subito concepì il movimento come una «rete interconnessa» di individui, gruppi, chiese, distretti di chiese. Struttura complessa, ma di grande modernità, religiosamente e socialmente ancor più attuale in un mondo come quello di oggi, iperconnesso da un punto di vista tecnico, ma sempre più atomizzato da quello umano.
[/et_pb_accordion_item][et_pb_accordion_item title=”Ideali e concretezza” _builder_version=”3.0.106″ title_text_shadow_horizontal_length=”0em” title_text_shadow_vertical_length=”0em” title_text_shadow_blur_strength=”0em” body_text_shadow_horizontal_length=”0em” body_text_shadow_vertical_length=”0em” body_text_shadow_blur_strength=”0em” open=”off”]Non solo momenti di discussione generale, ma anche lavori di gruppo, per approfondire aspetti come la ricerca di nuovo senso per le comunità di credenti e di chi è chiamato a governarle; ma anche di una testimonianza che sappia esprimere in modo più concreto l’impegno contro il razzismo, per i diritti dei più deboli, in ogni ambito dell’esistenza.

C’è stato anche il tempo per parlare della situazione concreta delle chiese metodiste italiane: numeri esigui, ma diversi i casi di vivace testimonianza. Per il patrimonio immobiliare, il complicato processo di manutenzione e riqualificazione procede non senza difficoltà: per esempio, i lavori urgenti necessari a Ecumene o l’imponente opera di ristrutturazione dello stabile di Intra, destinato a ospitare un progetto di housing sociale. 
[/et_pb_accordion_item][et_pb_accordion_item title=”Comunità di senso, senso di comunità” _builder_version=”3.0.106″ title_text_shadow_horizontal_length=”0em” title_text_shadow_vertical_length=”0em” title_text_shadow_blur_strength=”0em” body_text_shadow_horizontal_length=”0em” body_text_shadow_vertical_length=”0em” body_text_shadow_blur_strength=”0em” open=”off”]Costruire il futuro in un mondo in trasformazione, agire fuori dalle proprie mura

Il nostro modo di pensare al futuro è cambiato. Abbiamo la possibilità di ripensarci e di rimetterci in gioco più di quanto le generazioni dei nostri nonni abbiano mai desiderato fare. Se lo stereotipo dell’uomo anni ‘50 è desideroso di trovare un lavoro stabile e bene pagato e di metter su famiglia, guardando al futuro, nel 2018 desideriamo trovare un lavoro che rispecchi la nostra formazione e le nostre aspirazioni, da costruire cogliendo diverse opportunità in Europa e oltre, conoscendo altre culture, consapevoli che potremo o dovremo cambiare lavoro più volte nel corso degli anni sperimentandoci in diversi ambienti indossando vesti diverse. Questi tempi ci chiedono capacità di adattamento e di flessibilità, di essere costantemente concentrati sulla costruzione del nostro futuro! La chiesa dov’è in questa costruzione continua di noi stessi e noi stesse? Le chiese sono riuscite a mantenere la loro capacità consolatoria, offrendo un sostegno fondamentale in situazioni così precarie e perciò fragili. Questa fragilità però ci richiama continuamente alla ricerca di lavoro, correndo contro il tempo per fare l’esperienza giusta al momento giusto e le associazioni e le realtà collettive in genere sono inevitabilmente secondarie, seppure interessanti anche tra noi uomini e donne protestanti. Che cosa ci aiuterebbe a ridare senso alla nostra chiamata che è «comunitaria»? Se la nostra speranza fosse presente proprio nella nostra identità di chiese in riforma? La disponibilità alla trasformazione che questi tempi ci chiedono può adattarsi alle nostre chiese. Per iniziare una trasformazione c’è bisogno di essere consapevoli del punto di partenza, dell’identità. Essere perciò chiese attente alla formazione, a insegnare tra generazioni il nostro modo specifico di vivere la fede e coltivare le nostre specificità diventa il primo passo. Proporre, poi, un orizzonte entro cui poter attuare queste trasformazioni, per avere uno spazio sicuro entro cui le nostre fragilità possano essere tutelate: divenire «comunità di senso», cioè avere il coraggio di offrire delle risposte alle domande di senso della vita. È importante che questa domanda di senso resti sempre aperta per non perdere la nostra capacità di ascolto e di recepire la novità. È importante anche essere capaci di offrire una risposta nel presente, per non restare immobili.

Alla Consultazione metodista abbiamo individuato nella «città» il nostro orizzonte comune: muovendoci all’esterno delle chiese e conoscendo quello che è fuori dalle nostre mura possiamo ritrovare il nostro senso di comunità. La città è il luogo in cui esercitiamo il nostro ministero di cristiani e cristiane, senza modificare il nostro modo sobrio di porci, ma consapevoli della bellezza delle nostre chiese e dell’alternativa che proponiamo. Un’alternativa semplice ma in questo momento essenziale: fare rete, tra chiese, con le associazioni, tra noi. Una rete che sia capace di allargare le sue maglie il più possibile, perché la chiamata che Gesù ci ha rivolto è collettiva, è rivolta a un popolo di donne e uomini in cammino nel mondo (Mt 28) che possano con le loro parole, con i loro sguardi e con le loro azioni restituire la speranza di prospettare un futuro insieme agli altri, di condividere i problemi e cooperare alla loro risoluzione.

 Francesca Litigio
[/et_pb_accordion_item][et_pb_accordion_item title=”Formazione di leader e gruppi” _builder_version=”3.0.106″ title_text_shadow_horizontal_length=”0em” title_text_shadow_vertical_length=”0em” title_text_shadow_blur_strength=”0em” body_text_shadow_horizontal_length=”0em” body_text_shadow_vertical_length=”0em” body_text_shadow_blur_strength=”0em” open=”off”]Formazione di leader e gruppi: una tradizione metodista che ci appartiene

Espressione molto in voga in ambienti internazionali ecumenici è Leadership Training, la formazione dei leader – parola che in italiano, per motivi storici, manteniamo in inglese –, formazione che deve essere necessariamente affiancata da un lavoro di Group Building, di costruzione dei gruppi. Anche se nelle nostre chiese queste espressioni sono vissute come contaminazione dal mondo politico e aziendale, estranee alla nostra ecclesiologia, in realtà fu proprio una delle nostre tradizioni a rilanciare i concetti moderni di Leadership Training e Group Building.

Nel Settecento, infatti, fu John Wesley, fondatore del Metodismo, a lanciare una struttura ecclesiale la cui anima pulsante fosse il gruppo guidato da un capogruppo. Nel processo di ri-umanizzazione delle masse industrializzate dell’epoca, il gruppo metodista fu talmente importante che i primi partiti di sinistra e i sindacati si strutturarono analogamente, con le sezioni e le cellule.

Forse alle nostre chiese non sempre piace usare questi termini perché si è un po’ persa la memoria. Tuttavia, l’incontro con metodisti originari da altri paesi ha risvegliato l’attenzione sulla necessità di avere gruppi, comunità, chiese e relativi responsabili ben formati.

Non è una novità: si tratta solo di riscoprire qualcosa che, in buona parte, già facciamo bene, e che non dobbiamo trascurare in tempi in cui le forze e le risorse sembrano scarseggiare.

Alla Consultazione, a un certo punto, ci si è posti una domanda: se non fosse proprio questo il nostro talento? Ci sono cose, infatti, come a esempio la classica evangelizzazione di strada, che molti di noi vivono con disagio, in maniera impacciata, cose che altri sanno fare meglio. Ci sono cose invece, come i momenti di formazione che, invece, tutto sommato, riusciamo a mantenere a un buon livello.

Concentrarsi allora sul nostro talento, formare, discernere i doni dei fratelli e delle sorelle, aiutarli a farli fruttare: questo è sempre più necessario. E poi, magari un giorno, riusciremo a proclamare l’Evangelo in piazza, senza impaccio, con il sostegno dello Spirito.

Peter Ciaccio
[/et_pb_accordion_item][/et_pb_accordion][/et_pb_column][et_pb_column type=”1_3″ _builder_version=”3.0.47″ parallax=”off” parallax_method=”on”][et_pb_image src=”https://www.metodisti.it/wp-content/uploads/2018/06/copertina.jpg” show_in_lightbox=”on” _builder_version=”3.0.106″ border_radii=”on|3px|3px|3px|3px” box_shadow_style=”preset2″][/et_pb_image][et_pb_text _builder_version=”3.0.106″]riforma.it
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