PROGETTO COP28
CLIMATE JUSTICE FOR ALL
Guida
“Come salvare il pianeta” – una breve guida per le sorelle e i fratelli che vogliono salvare il mondo, essa è stata sviluppata dai giovani metodisti europei per il clima. Si rivolge a persone vorrebbero aiutare la loro comunità a intraprendere azioni significative contro il cambiamento climatico. Il documento è composto da quattro pagine in cui sono presenti consigli spirituali, sociali che toccano questioni politiche e personali in cui i cristiani possono impegnarsi. Già dopo la Conferenza mondiale sul clima in Egitto (COP27), i giovani metodisti hanno rilasciato una dichiarazione invitando i capi di stato e i responsabili nelle chiese ad agire.
“Abbiamo sviluppato questa guida per assistere i laici e i leader nel loro lavoro quando affrontano questioni relative all’ecologia, ai cambiamenti climatici e alla giustizia climatica, fornendo alcuni suggerimenti e suggerimenti per avviare una conversazione su di essi nella chiesa.” Daniel Steinvig Chiesa Metodista Unita in Danimarca.
In concreto, questo potrebbe significare: consumare meno carne, più frutta e verdura, condividere beni con altri o vendere cose che non servono più, consumare meno energia. Tutto questo è radicato in una spiritualità che è grata per la ricchezza del creato – e rimane consapevole che “tutti noi contribuiamo agli effetti del cambiamento climatico. Quando si tratta di vivere uno stile di vita ecosostenibile, nessuno di noi è un santo o una santo”.
Il gruppo dei giovani metodisti europei per il clima è stato sostenuto dal Consiglio Metodista Europeo.
La COP28 è diventata la “COP del petrolio e del gas” grazie al numero record di lobbisti dell’industria che si sono riversati a Dubai. Ma è stata anche la “COP del petrolio e del gas” in un’accezione più positiva, in quanto per la prima volta i combustibili fossili sono stati messi al centro dell’attenzione e hanno occupato un posto di rilievo nel comunicato finale.
Come ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres prima della COP28, “non possiamo affrontare la catastrofe climatica senza affrontare la sua causa principale: la dipendenza dai combustibili fossili”. La COP28 deve inviare un chiaro segnale che l’era dei combustibili fossili è finita, che la sua fine è inevitabile”. Ha quindi chiesto di eliminare gradualmente i combustibili fossili.
I principali temi in agenda alla COP28 di Dubai sono stati : il primo Global Stocktake sull’attuazione dell’Accordo di Parigi ; un accordo quadro generale di attuazione sull’Obiettivo Globale sull’Adattamento (GGA); la creazione di un fondo per le perdite e i danni (Loss & Damage) per i Paesi in via di sviluppo colpiti dai cambiamenti climatici.
Uno dei punti salienti di questa COP è stata proprio l’approvazione del Global Stocktake.
Il Global Stocktake( in italiano bilancio globale) ha lo scopo di analizzare i progressi dell’azione per il clima a livello globale – non a livello nazionale – e di identificare le lacune generali per il raggiungimento dell’Accordo di Parigi, nonché le opportunità per colmarle e sarà in supporto dei nuovi piani climatici dei Paesi (noti come “contributi determinati a livello nazionale” o NDC), che saranno completamente aggiornati nel 2025. La realizzazione del Global Stocktake ogni cinque anni avrà lo scopo di garantire che i Paesi siano sempre più ambiziosi nelle loro azioni per mantenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Nel stesura e revisione del Global Stocktake l’espressione “phase out” è stata oggetto di un intenso dibattito a Dubai, infatti tale locuzione è stata sostituita da “transitioning away”( in italiano transitare fuori” ) il compromesso raggiunto invita i Paesi a contribuire agli sforzi globali per “abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”.
L’aspetto positivo di questo testo è “l’accelerazione dell’azione in questo decennio critico” che riflette l’urgenza della nostra situazione.
Tuttavia, è scandaloso che alcuni Paesi affermino di accettare il consenso scientifico e poi si rifiutino di intraprendere le azioni che la scienza richiede.
Nonostante nei primi giorni dall’inizio della copia sia stati destinati circa 85 miliardi di dollari all’azione climatica, tuttavia, il problema principale del bilancio globale è la mancanza di impegni finanziari adeguati all’urgenza della crisi climatica. I paesi ricchi non possono aspettarsi che i paesi poveri e maggiormente colpiti dagli impatti del cambiamento climatico si assumano la responsabilità di coprire le spese della transizione da soli.
Nello scorso mese di giugno, l’International Energy Agency ha stimato che gli investimenti pubblici e privati necessari per rendere i sistemi energetici mondiali in linea con l’Accordo di Parigi dovrebbero essere compresi tra 2.017 e 2.567 miliardi di euro all’anno fino alla fine del decennio.
Per la prima volta è stato inaugurato il primo Padiglione della Fede , questo spazio è stato ospitato dal Consiglio musulmano degli anziani in collaborazione con la Presidenza della COP28, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e una coalizione eterogenea di partner globali, tra cui il Centro interreligioso per lo sviluppo sostenibile, la Diocesi episcopale della California, il Partenariato internazionale su religione e sviluppo (PaRD), il Dipartimento della Pace e oltre 50 organizzazioni religiose.
Climate YES in collaborazione con Tearfund ha tenuto un evento al padiglione delle fedi dal titiolo: Intergenerational Dialogue on the Role of Youth in Adaptation ( in italiano dialogo intergenerazionale sul ruolo dei giovani nell’adattamento).
Il dialogo intergenerazionale riveste un grande significato nell’attuale contesto globale a causa delle sfide che il multilateralismo e il ruolo delle Nazioni Unite devono affrontare, in questo evento gli speaker hanno condiviso l’importanza della partecipazione giovanile nei processi decisionali e soprattutto l’impatto che i giovani possono avere nei loro contesti locali se supportati e valorizzati. Jessica Bwali membro di Climate YES e collaboratrice per la campagna globale di Tearfund ha commentato sulla presenza del padiglione delle fedi “il primo padiglione delle fedi, è stato una spazio unico nel suo genere che ha permesso a persone appartenenti a diverse fedi di ritrovarsi insieme nonostante le differenze ed unire le proprie voci per la lotta per la giustizia climatica… spero che questa iniziativa possa essere presente nelle prossime COP”.
Non è troppo tardi per creare un mondo più giusto e affrontare le minacce esistenziali che abbiamo di fronte. Come cristiani, dobbiamo esortare i leader a compiere le scelte necessarie per affrontare le pressanti sfide di oggi, per quanto difficili o insormontabili possano sembrare.
Irene Abra, Responsabile Progetto COP26