Consultazione metodista: guardare avanti, con fiducia e impegno

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Si è tenuta in modalità online, domenica 24 maggio, la consultazione metodista prevista nel weekend al Centro Ecumene: l’emergenza Covid ha attraversato i molti temi di discussione, ma senza far prevalere il pessimismo

Da Riforma – 25 maggio 2020

Unintensità spirituale che si percepiva anche dai monitor e dagli smartphone, dovuta a più motivi: loccasione (unassise che, non avendo prerogative decisionali, era attuabile nella modalità della videoconferenza) ma anche il desiderio, da parte dei e delle partecipanti, di condividere un momento forte di ascolto della Parola e di ragionamenti intorno alla vita di chiese e opere allinterno della realtà metodista italiana. Essere collegati in videoconferenza è stato, ed è, prezioso in questi mesi, e lo sarà ancora, ma non si può non guardare con rimpianto e nostalgia a assemblee, sinodi, conferenze distrettuali. Che sono non solo momenti istituzionali in cui procedere a adempimenti pur necessari e ricchi di significato, ma anche occasioni di incontro, fraternità, edificazione e ascolto reciproci, corroboranti per poi riprendere il lavoro per lopera del Signore.

La giornata d’incontro, tenutasi su Zoom, si è suddivisa fra la mattinata su quattro temi focali nella relazione del Comitato permanente Dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), presentati attraverso brevi introduzioni, commenti e testimonianze, alcuni momenti di saluti (gli interventi della moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, della segretaria Fgei Annapaola Carbonatto, di Stefano Bertuzzi per il consiglio Fcei e del pastore Dominic Kofi Danso, che conclude il suo impegno in Italia per la Cevaa) e il culto pomeridiano, durante il quale si sono aggiunti, ai circa 120 partecipanti della Consultazione, coloro che da diverse settimane seguono l’iniziativa dello ZoomWorship.

Capovolgendo l’ordine della relazione, si è cominciato con “Bilancio e contribuzioni”, e il discorso si è presto ampliato alla dimensione della connection e al rapporto tra comunità locali e organismi centrali, tra i quali molti lamentano uno scollamento, una mancanza di fiducia reciproca. Il tema finanziario è stato ovviamente toccato dalle conseguenze del Covid-19, che impediscono di fare previsioni, così come gli altri temi: “Azione sociale e spazio pubblico”, con le testimonianze sull’iniziativa Breakfast Time per i senzatetto a Milano e Roma e i progetti di formazione professionale a Rapolla; Rapporti internazionali ed ecumenici”, a proposito dei quali, al di là della sospensione di molti incontri, si è ribadita l’importanza della rete internazionale in cui vivono le chiese metodiste italiane, e nella quale potrebbero portare un contributo prezioso. In particolare, su alcune questioni che stanno minando la “salute” del metodismo internazionale (e non parliamo di Covid), per esempio la visione dell’omosessualità nella Chiesa metodista unita (ne abbiamo parlato in diversi articoli). Il futuro che ci attraversa”, ultimo tema della mattinata e primo della relazione, di cui costituisce una sorta di introduzione, è anche il più intriso dalla complessità di questo periodo, fatta indubbiamente di problemi ma anche di opportunità e di scoperte positive, di cui la stessa consultazione in modalità online è stato un esempio, così come il culto che l’ha conclusa, svoltosi come culto di rinnovamento del Patto secondo la tradizione metodista.

Questo momento ha trovato come sempre una forte spinta nella componente musicale, che ha le sue basi nella produzione innologica di Charles Wesley: la parte musicale del culto del rinnovamento del patto è stata preparata da Antonio Montano e presentata da Stefanie Gabuyo..

La liturgia è stata condotta dai componenti del Comitato permanente Samuele Carrari e Alberto Bragaglia e dal pastore George Ennin, mentre la predicazione è stata tenuta in due momenti dalla presidente Manocchio e poi dal vicepresidente Enrico Bertollini a partire dall’ultimo capitolo del libro di Giosuè, il discorso che quest’ultimo, a Sichem, rivolge al popolo d’Israele, la cui parte centrale è l’ammonimento a temere il Signore e a servire lui solo e nessun altro.

Servire Dio – ha detto la pastora Manocchio – non è frutto della capacità di Israele, ma è opera di Dio; non sempre il popolo riesce a servirlo, ma sempre è in dialogo con Lui, e proprio in questa conversazione avverte il manifestarsi della sua grazia. Bertollini ha posto l’accento sul carattere “geloso” di Dio, che “pretende”: e il popolo può solo accettare questa scelta, già fatta da Lui, una scelta che – dice Giosuè – va fatta oggi, anche se il risultato della libertà e della vittoria sembra già raggiunto definitivamente. Oggi e ogni giorno. Da qui il senso del Rinnovamento del Patto che parla a tutti gli evangelici e la “nuova partenza”, resa visivamente dalle foto delle comunità mentre si alzavano le note di un ulteriore inno.

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