Il fondatore del metodismo offre consigli utili anche a noi “moderni” per affrontare le difficoltà della pandemia: piccoli gruppi, salute e prevenzione, didattica a distanza…
La domanda può sembrare un po’ strana, dal momento che John Wesley, il fondatore del movimento metodista, è morto 229 anni fa, in un mondo completamente diverso da quello di oggi.
Ma il suo insegnamento, anche nella vita pratica, rimane attuale e può esserci utile nella condizione del tutto inusuale che stiamo vivendo con la pandemia Covid-19. Questo è quello che sostengono in un paio di articoli i metodisti della United Methodist Church.
Innanzitutto l’idea delle riunioni in piccoli gruppi (una decina di persone) per lo sviluppo della vita spirituale dei credenti, incontri settimanali in cui i partecipanti potevano discutere vari temi legati alla fede, ma anche trovare consigli e conforto. Questi incontri erano anche occasione per raccogliere fondi a sostegno delle persone povere e bisognose.
Questo concetto è stato molto utile nel periodo post-lockdown, si legge nell’articolo sull’esperienza delle chiese metodiste in Zimbabwe, in cui è stato necessario promuovere un modello inusuale, tenendo bassa la frequenza in chiesa (concessa dal presidente dall’11 giugno, ma in molti casi attuata solo un mese dopo) e stimolando all’opposto il culto domestico.
La maggior parte delle chiese del paese ha adottato questa strategia, in grado di rispettare il vincolo di 50 persone come numero massimo per le adunanze, peraltro considerato una cifra bassa. Ovviamente, nei casi di comunità più numerose, queste sono state suddivise in gruppi, con diversi “turni” di culti, rendendo anche più facile il tracciamento in caso di positività.
Se Wesley fosse vivo oggi, di sicuro direbbe alle sue comunità di evitare gli assembramenti, e di mettere in atto le azioni di prevenzione più semplici e meno costose possibile, un fattore fondamentale nelle aree rurali del paese africano: distanze e incontri all’aperto (magari portando ognuno la propria seggiola da casa) per evitare di dover sanificare.
Infatti l’insegnamento di Wesley non si ferma all’aspetto religioso: forse non tutti sanno che egli è l’autore di un libro, “Primitive Physic. An easy and natural method of curing most diseases”, frutto del suo interesse per la medicina e la cura della salute personale, considerando corpo e anima un tutt’uno: un’attenzione che approdò, tra l’altro, all’adozione di una dieta vegetariana. Se da un lato si adoperò per fornire gratuitamente medicine ai meno abbienti, allo stesso tempo cercava di promuovere comportamenti che prevenissero o alleviassero certi mali senza l’uso di (costose) medicine, per esempio usando le erbe. Un insegnamento attualissimo ancora oggi, anche a prescindere dall’emergenza Covid.
C’è poi una terza lezione, imparata non direttamente da John Wesley ma da sua madre Susanna, che impartì l’educazione domestica ai suoi 10 figli sopravvissuti (su 19), organizzando la giornata in modo così preciso e funzionale da dedicare un’ora a ciascuno di loro. Sebbene il Ministero dell’Istruzione primaria e secondaria dello Zimbabwe non abbia autorizzato la didattica a distanza, la Umc sta facendo pressione per attuarla e preservare l’istruzione dei bambini, e diverse famiglie hanno cominciato a farla, nel modo più tradizionale, cioè affidata ai genitori.
Infine, l’atteggiamento verso l’epidemia: che cosa ci consiglierebbe il “visionario fondatore” del metodismo, chiede un altro articolo della Umc, questa volta dal Michigan? O meglio, quali consigli possiamo trarre dalla sua enorme produzione di sermoni, annotazioni, commentari e lettere?
All’epoca in cui visse, le pestilenze erano frequenti e le autorità londinesi diffondevano settimanalmente il “Bill of Mortality” (vi ricorda qualcosa?), prassi ancora in uso quando Wesley era all’università. L’idea di un’epidemia non era quindi estranea al suo orizzonte quanto può (poteva) esserlo dal nostro. Nel suo “Primitive Physic”, come nelle altre opere, il suo insegnamento si basa sulla convinzione che una vita sana è accompagnata da scelte di vita responsabili fatte in segno di gratitudine verso Dio, e tre semplici regole, che restano un’ottima guida anche per noi oggi: fai tutto il bene che puoi, ama Dio e non fare del male.
Articolo di Sara Tourn da Riforma.it | 04 settembre 2020