L’annuale conferenza della Chiesa metodista di Gran Bretagna
Dal 23 al 30 giugno a Telford si è svolta l’annuale conferenza della Chiesa metodista di Gran Bretagna, preceduta da due giornate di lavoro a Londra dove si sono svolti i lavori di gruppo con gli ospiti delle chiese metodiste di altri Paesi che sono stati invitati alla Conferenza. La componente metodista della nostra chiesa in Italia ha un antico e profondo rapporto con la Chiesa metodista in Gran Bretagna con la quale è ancora in vigore un accordo siglato nel lontano 1962.
Certo notevoli sono le differenze tra la nostra chiesa e la Chiesa metodista in Gran Bretagna ma sorprendente è il fatto che abbiamo problematiche molto simili. Durante i lavori della Conferenza infatti, sono stati affrontati questi temi di confronto: come affrontare la crisi numerica e la diminuzione di vocazioni al pastorato nella chiesa? Come modificare il percorso di formazione pastorale che non sembra più coerente con i tempi attuali? Come avviare una riflessione generale nel corpo della Chiesa relativamente al ruolo pastorale, alla comprensione attuale di tale ruolo e al reciproco impegno, patto, tra chiese e ministri.
Echeggiano in questi ordini del giorno i temi che da diverso tempo affrontiamo nelle nostre assemblee. Una parola che più volte abbiamo ascoltato in questa conferenza è la parola Patto. Sul fondamento del patto che lega ogni credente, la chiesa e il mondo con Dio nella sua opera di grazia e di salvezza in Cristo, aderire a tale patto significa tornare a consacrare la propria esistenza a Dio. Il patto nella chiesa è impegno, reciprocità, connessione tra i diversi ambiti della chiesa, ascolto, responsabilità. In particolare si è affermata proprio la necessità di una maggiore connessione tra settori diversi della chiesa per portare avanti un lavoro comune che porti frutto nella società. È una chiesa, questa, in ascolto. In questo nuovo anno l’impegno della Chiesa metodista di Gran Bretagna è proprio quello dell’ascolto: ascolto dei diversi settori della chiesa stessa, ascolto delle comunità e dei suoi ministri, ascolto dei bisogni della società.
Particolarmente interessante è stato lo studio biblico che si è tenuto durante la seconda giornata di lavoro. In questa occasione è stato descritto il lavoro che viene portato avanti nelle comunità sul tema del confronto con il trauma collettivo, in particolar modo nel tempo della pandemia. Dunque, nonostante la crisi generale, questa non è una chiesa depressa ma una chiesa che ha riconosciuto come la benedizione di Dio stia già agendo al suo interno e, con coraggio, gioia, fede ed entusiasmo si vuole impegnare per affrontare le nuove sfide di questa epoca.
Ampio spazio è stato dato all’ascolto delle Chiese metodiste di altri paesi (Italia, Germania, Sud Corea, Caraibi, Guatemala, Singapore, Samoa, Ruanda) sui temi che poi sono stati discussi in Conferenza soprattutto relativamente alla questione sociale e al tema della giustizia. Sono stati eletti il nuovo presidente e il nuovo vice presidente della Conferenza: Jonathan Hustler e Paul Boateng, entrambi, nei loro ampi discorsi inaugurali hanno descritto una chiesa che vuole affrontare con fede e coraggio le sfide del tempo presente dentro e fuori la chiesa stessa. Una chiesa, dunque, in profonda trasformazione, che vive la crisi che molte chiese cristiane sono costrette ad affrontare nel vecchio continente ma anche una chiesa che vuole vivere la sfida dell’Evangelo con passione e con fede in comunione con le altre chiese metodiste.
Articolo: Past. Luca Anziani da Riforma.it