Cerimonia di laurea all’Africa University, ateneo panafricano metodista, che da trent’anni costruisce il futuro del continente
«Festeggiare 30 anni di eccellenza e trasformazione della leadership in Africa»: con questo slogan l’Africa University di Mutare (Zimbabwe) ha celebrato nel mese di giugno la sua 28ma cerimonia di laurea e i suoi primi trent’anni di vita.
Come scrive il team comunicazione dell’ateneo, hanno conseguito il diploma 712 tra studentesse e studenti provenienti da 18 paesi del continente: Angola, Botswana, Burundi, Congo, Costa d’Avorio, Eswatini (già Swaziland), Gambia, Ghana, Kenya, Liberia, Malawi, Mozambico, Nigeria, Rwanda, Sudafrica, Uganda, Zambia, Zimbabwe.
Una conferma della vocazione panafricana di questa istituzione, fondata per iniziativa di due vescovi (Emilio de Carvalho, Angola, e Arthur Kulah, Liberia) della Chiesa metodista unita, e da questa fortemente sostenuta. L’Africa University (ne raccontavamo la storia qui) nasceva con l’obiettivo ambizioso di promuovere l’istruzione universitaria nel continente a livello internazionale, scegliendo come sede proprio la città dove era cominciata la missione metodista in Africa. Da allora, più di ottomila laureati da oltre trenta paesi e appartenenti a religioni diverse, hanno reso concreto questo sogno, portando competenze e sviluppo in diversi campi: dall’agricoltura alle scienze naturali, dalle scienze umane alla teologia, all’educazione, al management e amministrazione, alla medicina (qui avevamo parlato di un progetto dell’ateneo di sensibilizzazione nei confronti dell’hiv).
Il pastore Peter Mageto, professore e vicerettore (riporta il comunicato citato), nel suo discorso ai neo-laureati, complimentandosi con loro per i risultati ottenuti e a spronandoli per il futuro, ha sottolineato proprio le conquiste dell’università nei campi della ricerca, in particolare per quanto riguarda la lotta alla malaria, i diritti e la cura dell’infanzia, segnalando anche le prime tre lauree in Salute pubblica.
Sono in partenza altri nuovi corsi di laurea, come quello in Sviluppo e Sicurezza alimentare, temi davvero cruciali in questo momento, che confermano l’ateneo metodista come «polo di innovazione», ha ricordato Mageto, anche nell’ambito delle discipline “Steam” (Science, Technology, Engineering, Math), con la creazione di una Scuola di Ingegneria e Scienze applicate. E ha concluso: «Siamo pronti a sbloccare il potenziale non sfruttato dei nostri giovani in tutto il continente».
Nei discorsi sono ritornate più volte le parole leadership, trasformazione, sviluppo, ma anche libertà (dall’oppressione economica tuttora presente da parte dei paesi del Nord del mondo) e responsabilità.
Come ha sottolineato l’ospite d’onore e principale oratore della cerimonia, il dott. Shingai Mutasa, uno degli uomini d’affari più influenti del paese (un anno fa ha ricevuto proprio dall’Africa University il dottorato honoris causa in Leadership d’impresa), dopo aver ricordato le parole della Genesi che rappresentano un mandato importante per gli esseri umani nella custodia del creato (e quindi una responsabilità verso di esso), entro il 2050 la popolazione africana raddoppierà e un lavoratore su quattro nel mondo sarà africano. «Siamo il continente del futuro», ha affermato, ma «per liberare il pieno potenziale del nostro capitale umano, è importante che voi in quanto nostri futuri leader immaginiate come sarà quel futuro», e ha sottolineato l’importanza di comprendere ed essere consapevoli del proprio dna culturale e storico, senza voler «imitare altre società e culture» (qui un altro nostro articolo sulla riflessione condotta dall’Africa University sull’eredità coloniale in termini di razzismo e tribalismo).
E ha concluso: «Nella ricerca del vostro io più autentico, radicati nella nostra storia, in piedi sulle spalle dei nostri antenati e armati con la conoscenza che avete acquisito all’Africa University, siate orgogliosi di essere africani».
Articolo: Sara E. Tourn da Riforma.it