Da RIFORMA – 17 gennaio 2020, pagina 10
Dal 28 al 30 dicembre si è svolto al Centro Ecumene di Velletri (Rm) il consueto Campo Studi invernale, che si occupa di temi politici con un respiro internazionale. Quest’anno il tema era di grande attualità: «Europa e Africa: due continenti a
confronto». Nel corso del campo, guidato dalla pastora Mirella Manocchio, cui hanno partecipato una trentina di persone di varie età, si è affrontato il tema dando alla riflessione un taglio particolare: descrivendo, attraverso gli interventi dei relatori, il modo in cui l’Europa vede l’Africa e viceversa, con l’idea di andare oltre gli stereotipi che modificano la visione di due mondi apparentemente distanti ma, come si è visto dalle relazioni, non così tanto quanto ci si potrebbe aspettare.
Il giornalista Rai Enzo Nucci, corrispondente per l’Africa Sub-Sahariana, è stato molto efficace nel descrivere il continente in cui lavora come una somma di differenti realtà, alcune delle quali veramente lontane dall’immagine che l’italiano medio ha di queste terre. Parallelamente ci ha descritto situazioni del tutto analoghe a quelle vissute in Europa con nazioni che subiscono migrazioni economiche di notevoli dimensioni e accusano altre di non impedire questi movimenti (il caso del Sud Africa e della Nigeria è emblematico). Alcune nazioni africane, la Costa d’Avorio per esempio, stanno migliorando la propria situazione economica con un notevole aumento del Pil che però, viene sottolineato, quasi mai si traduce in reale sviluppo e benessere per le popolazioni. Di quanto abbiamo appreso dal giornalista, quasi nulla raggiunge il nostro continente attraverso i mezzi di comunicazione, se non quanto è collegato con le vicende inerenti ai paesi europei, quindi soprattutto questioni legate al fenomeno migratorio. In sostanza ci dice, degli africani «sappiamo come muoiono ma non sappiamo come vivono».
Massimiliano Del Forno, universitario milanese, ci ha raccontato la sua esperienza come volontario presso un’agenzia che si occupa di
microcredito in Tanzania: il suo incontro con le popolazioni del luogo, con le loro tradizioni, ma pure l’impegno a cercare di migliorare le
loro condizioni sono state al centro delle sue appassionate parole.
Maria Cristina Ercolessi, prof. associato di Sistemi politici e sociali dell’Africa contemporanea presso l’Università Orientale di Napoli, ha descritto i sistemi politici dei principali paesi africani e i possibili sviluppi nel prossimo futuro. Ha toccato un punto molto sensibile riemerso in varie occasioni del campo: l’esistenza di un filtro cultural-coloniale che ancora persiste nella nostra percezione dell’Africa.
L’ultimo relatore, Filomeno Lopes, scrittore e giornalista di Radio Vaticana, originario della Guinea Bissau, ha descritto i sentimenti che parte degli africani hanno verso l’Europa: in parte di rabbia e rancore per gli anni di sfruttamento, ma allo stesso tempo una sorta di amore per queipaesi a cui ormai si sentono legati anche culturalmente. Un intervento, quello di Lopes, al limite fra la relazione sociologica e il brano poetico, in cui i dati oggettivi si mescolavano ai ricordi della sua infanzia, dei suoi studi in Europa e del suo rapporto con il continente di adozione. Lo scrittore ha descritto le politiche post-coloniali francesi tese a mantenere un controllo indiretto di quelle regioni che ancora le forniscono combustibile a basso costo per le sue centrali nucleari; la lotta politica in Guinea Bissau dove la corsa per le elezioni presidenziali, proprio nei giorni del Campo Studi, si è giocata fra vecchia politica e la voglia dei giovani, andati in massa votare, di cambiare finalmente qualcosa. Un intervento, il suo, molto apprezzato dai partecipanti che nel successivo lavoro in gruppi l’hanno più volte ripreso e citato, soprattutto quando ha condiviso con gli astanti la sua idea di un’identità dinamica e aperta: «più un da fare che non già fatto, non come deposito ma come compito». Il campo è proseguito con il lavoro in gruppi che ha visto i partecipanti riflettere sugli interventi dei relatori, sugli spunti ricevuti e sulla parte che noi possiamo giocare, il tutto successivamente discusso in plenaria l’ultimo giorno.
Una delle osservazioni su cui tutti hanno concordato, è stata la consapevolezza che l’Africa è veramente un continente, non solamente per le dimensioni, e che al suo interno esistono molte più differenti situazioni di quanto superficialmente ci possiamo immaginare. Pensando alla relazione tra Africa ed Europaabbiamo concluso che la riflessione è appena ini-
ziata, l’impegno tutto da sviluppare.