In Colombia minacce e attentati contro pastore metodista che opera a fianco dei manifestanti

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Da mesi proseguono le proteste nel Paese sud americano contro il carovita e le riforme. Seri attacchi all’impegno del pastore a fianco dei cittadini più poveri

La commisione interecclesiale per la giustizia e la pace, l’organizzazione colombiana che da 29 anni promuove, difende e sostiene la domanda e l’affermazione dei diritti economici, sociali, culturali, ambientali, psicologici, di genere, civili e politici delle persone e dei processi organizzativi rurali e urbani di fronte al Stato e attori privati, denuncia le intimidazioni e i veri e propri attentati alla persona che sta patendo il pastore della Chiesa metodista colombiana Luis Miguel Caviedes Moreno.

Moreno ha esercitato un lavoro pastorale per sostenere le comunità nell’ambito dello sciopero nazionale in corso in queste settimane per protestare contro il carovita e le riforme fiscali e sanitarie volute dal presidente della Repubblica  Iván Duque Marquéz., in particolare al fianco della popolazione situata nell’area di Siloé e Paso del Comercio nella città di Cali.

A causa del suo lavoro umanitario, della ricerca della tutela dei diritti umani, della pace e dell’assistenza spirituale, è stato oggetto di inseguimenti, molestie e minacce di morte.

Da più di un mese e mezzo in varie circostanze di sviluppo del suo lavoro pastorale, sono state individuate operazioni che cercano di restringere la sua missione in difesa della vita.

Domenica 2 maggio, a Paso del Comercio mentre Luis Miguel stava parlando con i portavoce del punto dimostrativo, da una moto due soggetti hanno esploso nella sua direzione alcuni colpi di arma da fuoco.

Quattro giorni dopo, nella notte di sabato 15 maggio, quando il pastore Luis Miguel si trovava alla rotonda di Siloé, un gruppo di ragazzi gli si è avvicinato per dirgli di stare attento al suo impegno.

Venerdì 28 maggio alle 15:00, mentre si svolgeva la manifestazione per il primo mese dello sciopero nazionale che partiva dalla rotonda di Siloé verso l’Universidad del Valle, il pastore Luis Miguel è stato avvicinato da un civile che ha chiesto i suoi documenti di identità . Di fronte alla richiesta, il pastore ha rifiutato fino a quando il soggetto non si è identificato come un agente del SIJIN, la polizia speciale.

Quello stesso giorno ha subito di nuovo un attacco con pistola cui è scampato per miracolo perché avvertito da alcuni medici che hanno notato l’arrivo del killer su una moto.

Lunedì 31 maggio sempre a Siloé, durante una veglia in memoria di Maicol Aranda, giovane ucciso dai civili armati che hanno sparato il 28 maggio, si è generato uno scontro tra manifestanti e truppe regolari davanti alla stazione di polizia di Cali. Di fronte a questa situazione, il pastore Caviedes ha mediato tra la comunità e la polizia per fermare la tensione, poiché gli uomini in uniforme puntavano le armi e un membro dell’ESMAD (squadra mobile anti sommossa) ha sparato un lacrimogeno colpendo direttamente il corpo di un giovane che era accanto al religioso.

Mercoledì 9 giugno è stata vandalizzata la moto che utilizza per gli spostamenti.

Moltissimi sono poi i pedinamenti, le minacce trasversali messe in atto.

«Luis Miguel si è assunto in queste settimane il rischio di sostenere la difesa della vita delle popolazioni escluse e impoverite che hanno manifestato nello sciopero nazionale,- afferma la nota della Commissione Giustizia e Pace-  concentrando i suoi sforzi e quelli della chiesa metodista locale nella protezione della vita, nella ricerca del dialogo, nella cura della vita di giovani donne e uomini o delle loro famiglie profondamente colpite da torture, esecuzioni, abusi sessuali, persecuzioni giudiziarie. La serie di situazioni che si sono verificate contro il suo lavoro e la sua missione spirituale sono indicatori che quanto sta facendo sta contribuendo a svelare i meccanismi di aggressione dello stato, e l’impunità legale e sociale contro i quartieri poveri di Cali.

Il caso di Luis Miguel riflette l’assenza di garanzie statali per esercitare il lavoro pastorale e la difesa della vita in un’ottica spirituale di diritti umani e della pace.

Lo Stato colombiano ha l’obbligo di adottare prontamente misure efficaci di protezione per il lavoro, la vita, l’integrità e la libertà legali e legittimi e i movimenti con tranquillità di Luis Miguel e di tutti i suoi ambienti comunitari».

Articolo da Riforma.it

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