Mirella Manocchio: “Andare oltre la desertificazione materiale e spirituale”

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Da NEV – 20 Dicembre

L’Agenzia NEV propone un ciclo di interviste alle più alte cariche delle chiese protestanti italiane. Ha iniziato con un’intervista alla pastora Mirella Manocchio, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI).

Tre parole per descrivere il 2019.

Se dovessi scegliere tre parole per descrivere il 2019 direi: linguaggio dell’odio, creato, speranza.

Linguaggio d’odio perché, non solo nel 2019 ma in generale in questi ultimi anni, lo abbiamo visto imperversare un po’ ovunque, nei mass media, nei social network, ma anche nelle relazioni interpersonali. Il linguaggio dell’odio porta con sé una visione discriminatoria della realtà e della società, una separazione in gruppi ben distinti e differenti dove non c’è dialogo, ma un fronteggiarsi. Questo linguaggio, che nasconde un atteggiamento violento non solo verbale, è sembrato in certi momenti farsi strada anche nella nostra realtà di chiese, in quanto non viviamo estraniati dal resto della società, ma ne siamo permeati, attraversati e ne facciamo parte. Al nostro interno c’è stata la volontà di reagire. Penso ad esempio agli atti sinodali che quest’anno, come metodisti e valdesi, abbiamo approvato. È una presa di posizione chiara sia contro il linguaggio dell’odio sia contro le discriminazioni razziali e di genere.

La parola “creato” è importante. Questo è l’anno di Greta Thunberg e dei Fridays for future (FFF), ma nelle nostre chiese ha rappresentato il momento di riprendere in mano temi che, per il protestantesimo, sono stati rilevanti fin dagli anni ‘70 e ’80. Nelle grandi assemblee ecumeniche, negli incontri europei e internazionali, questo è stato il tema centrale, insieme a quello della giustizia sociale, per molti anni. Lo sfruttamento economico di grandi porzioni della nostra terra porta allo sfruttamento di popolazioni e a nuove forme di schiavismo. A questo sfruttamento consegue una desertificazione materiale, ma anche una desertificazione immateriale, spirituale.

Tutte le chiese della Federazione a cui noi aderiamo (Federazione delle chiese evangeliche in Italia – FCEI) hanno voluto nuovamente impegnarsi a fondo con iniziative grandi e piccole: dagli orti cittadini, all’impegno delle singole comunità a non utilizzare materiali plastici, a riciclare, a utilizzare prodotti provenienti da cooperative e associazioni a chilometri 0, la promozione dei Gruppi di acquisto solidale (GAS) e, ultimo in ordine di tempo, l’impegno a sostegno del progetto di Mediterranean Hope, il programma rifugiati e migranti FCEI, attivato a Rosarno per la lotta allo sfruttamento dei lavoratori nei campi, alla criminalità, al caporalato.

Bisogna opporsi concretamente allo sfruttamento del creato e delle persone, mettendo insieme sostenibilità ed ecologia. La sostenibilità e la giustizia in economia e in agricoltura vanno a braccetto.

La terza parola è speranza. Vedo infatti una speranza, incarnata dai tanti giovani che sono scesi in piazza, a livello globale durante tutto l’anno, in favore della salvaguardia della nostra terra, luogo dove noi viviamo e cresciamo. Negli ultimi tempi il bisogno di partecipazione si è espresso anche con le sardine, che senza bandiere di partito hanno voluto rimarcare i valori della Costituzione e la volontà di chiedere alla politica di riappropriarsi di quei valori alti, aldilà dei meri obiettivi elettorali, con uno sguardo più ampio, in una prospettiva di lungo termine, affinché la politica riassuma l’idea della polis, dove le persone possano esprimere i propri valori, le proprie opinioni, avendo il coraggio di scelte politiche per il bene comune.

I giovani hanno iniziato questo cammino, hanno coinvolto persone di tutte le età e di tutti gli strati sociali, mettendo in evidenza una necessità collettiva. Questo ci fa capire che non c’è un appiattimento nella nostra società. Anche le nostre chiese hanno risposto, cercando di unire le voci. È una cosa che fa bene perché ci fa capire che non siamo soli, che il controcanto non è più isolato.

Quali sono gli impegni metodisti futuri, nazionali e internazionali?

Le chiese metodiste, con l’Unione delle chiese metodiste e valdesi, come tutte le chiese occidentali sono in un tempo di stabile crisi, ma se da un lato abbiamo visto segnali di perdita di entusiasmo, dall’altra abbiamo visto, nelle nostre comunità, segnali che vanno in direzione opposta e mostrano una vivacità.

A livello nazionale, il Comitato permanente OPCEMI sta cercando di dare una spinta sempre maggiore ai rapporti internazionali per dare visibilità all’Italia e alle nostre chiese, pur essendo una minoranza. Continueremo a sostenere i corridoi umanitariitaliani ed europei con la FCEI. Il recente incontro a Bruxelles ha messo il nostro Paese al centro dell’attenzione. Le chiese metodiste italiane ed europee hanno dato un forte contributo sul fronte delle migrazioni.

Sul fronte dell’ecumenismo, abbiamo delle novità per quanto riguarda l’Ufficio ecumenico metodista di Roma (MEOR). A partire da 2020 infatti, il nuovo direttore, che stiamo selezionando proprio in questi giorni natalizi, avrà un suo ruolo specifico. Finora l’incarico era ricoperto dal pastore della comunità di Ponte Sant’Angelo, attualmente curata da Daniel Pratt Morris-Chapmann. La suddivisione dei ruoli permetterà un maggiore slancio nei rapporti ecumenici e i quelli pastorali. Il Consiglio metodista mondiale (World Methodist Council – WMC) e le chiese metodiste britanniche hanno voluto puntare sull’Italia per i rapporti ecumenici, non solo con la chiesa cattolica e il Vaticano, ma anche con le chiese ortodosse e anglicane, con cui il dialogo si è molto rafforzato. Quindi Italia e Roma sono un luogo rilevante per il mondo metodista mondiale.

Il 2020 sarà anche l’anno di preparazione della XXII Conferenza metodista mondiale “On the move”, che torna in Europa dopo 25 anni, per l’esattezza a Göteborg, in Svezia, dal 18 al 21 agosto 2021. Sarà un momento importante in cui le chiese metodiste di tutto il mondo si ritroveranno insieme per parlare, fra l’altro, di migrazioni e integrazione multiculturale. Noi italiani saremo presenti. La conferenza mondiale si tiene ogni 5 anni. Il titolo del 2021 richiama all’essere in movimento con Dio, come chiesa dinamica, che si muove nella società portando la sua testimonianza di fede e di scelte di vita, come comunità di credenti, fratelli e sorelle in Cristo.

Fra gli impegni italiani, la Consultazione metodista annuale, a maggio, e il convegno organizzato dal Centro di documentazione metodista con il supporto del Comitato permanente. Si tratta dell’Ottava Conferenza internazionale di studi sul metodismo, che si terrà presso la Sala Odeion del Dipartimento di Storia Culture Religioni dell’università “La Sapienza” di Roma, il 12 febbraio 2020, con il titolo “Il limes cattolico. Ambizioni e strategie del Metodismo per l’Italia unita”.

Parleremo dell’inizio delle missioni, wesleyana e britannica, ma anche di quella episcopale americana, per riformulare la storia metodista in Italia dalle origini a oggi. Rileggeremo la storia del metodismo mettendo in luce, ad esempio, l’apporto femminile nello scenario del Risorgimento fino al tempo presente.”

 

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