Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in riferimento ai gravi episodi ai danni dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, ha inviato una lettera alle chiese protestanti partner in Europa e negli Usa.
Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) Daniele Garrone, in riferimento ai gravi episodi ai danni dei migranti, al confine tra Polonia e Bielorussia, ha inviato venerdì una lettera alle chiese protestanti partner in Europa e negli Usa, chiedendo a loro un’azione di lobby sui rispettivi governi.
«Chiediamo a tutte le chiese di agire presso i governi nazionali per sollecitarli ad assumere una posizione più responsabile e solidale – ha dichiarato Daniele Garrone – . E’ uno scandalo morale e politico vedere migliaia di uomini, donne e bambini che continuano a morire nel tentativo di raggiungere l’Italia o altri paesi d’Europa. Lampedusa in Italia, Lesbo in Grecia, Bihac in Bosnia, il confine tra Polonia e Bielorussia sono diventati i luoghi simbolo di una crisi globale che alcuni Stati dell’UE pensano di risolvere con gli strumenti obsoleti e disumani di muri, filo spinato e blocchi navali. Noi crediamo che altre vie siano possibili e doverose, nel pieno rispetto dei diritti umani e in un’ottica di accoglienza dei più vulnerabili.
La Fcei è impegnata da anni, a questo proposito, nella creazione e nella realizzazione di “corridoi umanitari”: vie sicure e legali per garantire l’esercizio del diritto alla protezione internazionale e all’asilo alle persone vittime della guerra, dei cambiamenti climatici, della tratta, delle persecuzioni a causa del loro credo politico, della loro fede religiosa, del loro orientamento sessuale.
Recentemente, insieme ad altri partner italiani, siamo riusciti a firmare nuovi protocolli con l’esecutivo italiano che ci impegnano a continuare l’esperienza dei corridoi umanitari dal Libano e ci permettono di aprirne di nuovi dalla Libia e dai paesi confinanti con l’Afghanistan. È un risultato importante che affina un modello di gestione legale, solidale e sostenibile delle migrazioni.
L’Italia, così come altri paesi, non può però gestire da sola l’arrivo di migliaia di rifugiati né soprattutto contrastare le spinte populiste, sovraniste e xenofobe sempre più dilaganti in tutto il continente. La crisi nella gestione delle migrazioni rischia realmente di frammentare la solidarietà europea, di mettere in crisi i principi fondanti di quell’unione di popoli e stati nata sulle macerie della Seconda guerra mondiale».