Alcune iniziative della chiesa valdese di Milano per sensibilizzare sul contrasto della violenza sulle donne
Per il secondo anno, il Concistoro della chiesa valdese di Milano ha dedicato alcuni appuntamenti alla Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, a partire dal culto di domenica 21, durante il quale è stata anche presentata alla comunità la nuova “panca rossa”, proposta dal Concistoro e votata a maggioranza dall’Assemblea di chiesa, che insieme al “posto occupato”, già presente da alcuni anni, ricorderà le vittime della violenza.
Giovedì 25 novembre, giorno della ricorrenza, sempre al tempio valdese alle 20,30 ci sarà una serata teatrale, con la rappresentazione “Nessuna”, a cura di Rossana Gay e Paola Tintinelli, e letture a cura di allievi e allieve dell’Accademia di formazione del Centro Teatro Attivo di Milano guidate da Annina Pedrini. L’ingresso è libero, con green pass e mascherina.
Lo spettacolo di Rossana Gay, a partire da un suo precedente lavoro, che era pensato più per i ragazzi e aveva una impostazione più divulgativa, è ispirato ad alcune opere di Virginia Woolf, in particolare Una stanza tutta per sé, presentandole in tutta la loro contemporaneità. Dal saggio più famoso della scrittrice inglese, una sorta di viaggio nella letteratura inglese, di cui a ogni lettura si scoprono delle sfumature diverse, e ricchissimo di suggestioni, viene ripresa la figura immaginaria della sorella di Shakespeare, che sarà protagonista di un dialogo/intervista fra le due attrici, ponendosi/ci la domanda “se Shakespeare avesse avuto una sorella dotata come lui, come sarebbe stata la vita di questa donna?”. Oltre a Una stanza tutta per sé, ci saranno citazioni da romanzi (La signora Dalloway, Orlando), racconti, saggi e lettere, tra cui quella scritta poco prima del suicidio. Ma ci sarà posto anche per una poesia molto bella in cui Virginia Woolf parla della vita come di una risata, che ci mostra un lato ironico e gioioso della scrittrice, spesso ignorato.
Le due attrici dialogheranno, sulla base di partiture musicali, anche in termini “fisici”, con il loro corpo, per indagare su come una certa visione femminile dell’amore può far perdere il senso della realtà, perdere lucidità, fino a esiti drammatici, impedendo di vedere il proprio partner violento per quello che è realmente.
Questa sorta di auto-narrazione è presente anche nella seconda parte della serata, messa in scena da cinque giovani attrici e un attore poco più che ventenni dell’Accademia di formazione del Centro Teatro Attivo, guidate da Annina Pedrini. In scena ci sarà una rielaborazione del testo Mi chiamo Valentina e credo nell’amore di Paola Cortellesi, la storia parallela di un bambino e una bambina nelle varie fasi della loro vita, fino all’epilogo di un amore violento. Si tratta di un testo “concentrato” in termini di tempo, ma molto intenso, che le ragazze (spiega Annina) «hanno vissuta con molto turbamento, mettendo a nudo le loro fragilità, fino alle lacrime, con molta partecipazione. Sembra impossibile pensare che ci sia questo livello di violenza, una volta ottenuti quei diritti per cui una generazione ha combattuto, dal divorzio all’aborto».
Si tratta della prima collaborazione tra Centro Teatro Attivo e chiesa valdese, una bella occasione per le giovani attrici di confrontarsi con il pubblico e con questi temi di grande attualità. Anche per Rossana Gay e Paola Tintinelli si tratta della prima collaborazione, sebbene le due attrici si conoscano professionalmente da tempo, ma l’auspicio è che questa sia solo una prima tappa di un bel lavoro insieme.
«Da sempre la chiesa valdese si distingue per il suo impegno nel sociale contro ogni tipo di discriminazione», ha ricordato Raffaella Gay, presidente del Concistoro. «Gesù ci ha insegnato ad amare tutte e tutti nelle loro diversità, che sono ricchezza per la comunità. Noi come cristiani e cristiane non possiamo far altro che rinnovare la nostra testimonianza nella società odierna, sia con la preghiera e la riflessione biblica e con gesti parlanti come quello della panca rossa e del posto occupato nel nostro tempio, sia con l’impegno sociale, con le nostre opere diaconali e il nostro otto per mille ma anche – perché no? – con quello culturale, come la performance che vogliamo offrire alla cittadinanza il 25 sera».
Articolo di Sara Tourn da Riforma.it