Il Consiglio ecumenico delle chiese e la Federazione luterana mondiale inviano le loro congratulazioni ai due premiati
Da www.nev.it del 5 ottobre 2018
Un ginecologo congolese, Denis Mukwege, che cura le vittime di violenza sessuale nella Repubblica democratica del Congo, e una donna yazida irachena, Nadia Murad, ex schiava sessuale dell’Isis e ora attivista per i diritti umani, sono i due destinatari del Premio Nobel per la pace 2018.
In un comunicato il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha espresso soddisfazione per il premio Nobel per la pace 2018 a Nadia Murad e a Denis Mukwege per il loro lavoro contro “la violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato”. Il segretario generale del CEC Olav Fykse Tveit ha dichiarato che “questa è una grande fonte d’ispirazione per tutti coloro che lavorano contro la violenza sessuale e di genere”. Tveit ha detto che il lavoro di Mukwege nella Repubblica democratica del Congo (RDC) è “un autentico contributo alla pace per coloro che ne hanno più bisogno – e per uno sviluppo verso la giustizia e la pace nel paese e nella regione”.
La Federazione luterana mondiale (FLM) si è congratulata con Denis Mukwege e gli ha indirizzato una lettera nella quale il presidente Panti Filibus Musa e il segretario generale Martin Junge inviano le loro congratulazioni per il meritato riconoscimento e lo ringraziano per il suo impegno per porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra. Nella lettera ricordano e ringraziano anche per la sua partecipazione in Namibia, nel maggio 2017, all’assemblea generale della FLM e scrivono che le sue parole sono state “un grande incoraggiamento a continuare a lavorare verso una realtà in cui donne e uomini possono prosperare mentre vivono in relazioni che si sforzano di superare la violenza”.
Figlio di un pastore pentecostale, Denis Mukwege, conosciuto da molti anni come “l’uomo che ripara le donne”, ha fondato l’Ospedale Panzi a Bukavu, nell’est del Congo dove cura, insieme ad un’equipe di assistenza sociale, psicologica e psichiatrica, le donne violentate da gruppi armati e usate come arma di guerra, e cerca di ridurre i devastanti danni, sia fisici che morali, che hanno subito. Lo scorso 3 dicembre Mukwege è stato intervistato da Protestantesimo, rubrica curata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) in onda su Rai2.
L’attivista irachena Nadia Murad (Premio Sakharov nel 2016), venticinquenne di etnia yazida resa schiava nel 2014 dallo Stato islamico, dal 2016 è ambasciatrice ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Murad che fa parte della minoranza yazida del nord dell’Iraq è stata rapita dal suo villaggio nell’agosto del 2014 dall’Isis, e detenuta come schiava del sesso. Dopo tre mesi riuscì a fuggire. La sua esperienza è stata raccontata nell’autobiografia “L’ultima ragazza”, edito da Mondadori.
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