Giornata della Memoria 2019

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Da NEV del 25 gennaio 2019. Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, pastore Luca Maria Negro, scrive alla presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Noemi Di Segni esprimendo vicinanza spirituale e solidarietà di fronte alla recrudescenza di atti intimidatori e vandalici di stampo neofascista. La Memoria non è solo divieto all’oblio ma ricerca e affermazione incessante della verità

Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, in occasione del Giorno della Memoria ha inviato una lettera alla presidente dell’Unione delle comunità ebraiche (UCEI), Noemi Di Segni in cui ha espresso la profonda vicinanza spirituale e solidarietà della Federazione.

Negro ha ricordato la comunanza di esperienze delle comunità ebraiche e protestanti, che hanno subito in passato discriminazioni e persecuzioni, sebbene in tempi e modi differenti. Ma la preoccupazione è tutta rivolta al presente, “alla recrudescenza di atti intimidatori e vandalici di stampo neofascista che richiamano alla mente quelle persecuzioni” e l’appello è quello “alla vigilanza e all’impegno di tutti”.

“La Memoria, alla quale ci appelliamo ogni 27 gennaio – prosegue il pastore Negro -, l’invito a non dimenticare, deve trovare la sua attuazione non solo in un generico divieto all’oblio ma nella ricerca e affermazione incessante della verità, come strumento di costruzione di una cultura critica, scevra di qualsiasi retorica e ritualizzazione”.

Il presidente della FCEI ha anche ricordato Giovanni Gervasoni, maestro elementare, dissidente politico, membro della Chiesa Metodista; un protagonista degli anni bui delle persecuzioni, deportato e morto a Dachau, e al quale la città di Venezia dedicherà una pietra d’inciampo.

Per leggere la lettera clicca qui

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20 gennaio culto per Susanne Wesley

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Susanne Wesley, madre del metodismo a Roma

Da Riforma dell’11 gennaio 2019

Roma, domenica 20 gennaio, ore 10,30

In occasione del 350° anniversario della nascita di Susanne Wesley, la “madre del metodismo”, alle 10,30 a Ponte Sant’Angelo celebrazione con culto speciale. Sarà presente la pastore Mirella Manocchio, che interverrà sulla figura di Susanna e di come sia stata una donna che ha ispirato altre donne in varie parti del mondo.

Data:
domenica, 20 gennaio, 2019 – 10:30

Approfondimenti sulla figura di Susanne Wesley

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Il Rinnovamento del Patto

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di Mirella Manocchio

Per le chiese metodiste un’occasione di testimonianza del loro costante impegno

Molta acqua è passata sotto i ponti da quando nel lontano 11 agosto 1755 venne per la prima volta celebrato il culto di Rinnovamento del Patto a Londra, nella chiesa francese di Spitalfields, alla presenza di 1800 persone, divenendo, come John Wesley successivamente commentò nel suo diario: «un’occasione per varie esperienze spirituali … Non credo che abbiamo mai avuto benedizione maggiore». Da allora, nelle chiese metodiste di tutto il mondo, all’inizio dell’anno o nelle occasioni significative viene celebrato questo culto che sancisce l’impegno e il completo affidamento a Dio della comunità dei credenti, nella consapevolezza che Egli stesso, per primo, offre la possibilità di rinnovare un tale patto con Lui. «Signore, io non appartengo più a me stesso, ma a te. Impegnami in ciò che vuoi, mettimi a fianco di chi vuoi»: così ha inizio la preghiera centrale nel culto di Rinnovamento del Patto.

Ma di che cosa tratta questa tradizione? Essa ha una radice biblica e nel libro del profeta Geremia il contenuto del patto viene da Dio stesso riassunto nell’affermazione: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (31, 33b). La Bibbia menziona in varie occasioni un Patto tra Dio e l’essere umano: da Noè ad Abramo, da Mosè fino a quello eterno (berit olam) stabilito con re Davide, e infine per mezzo di Gesù Cristo il Patto viene esteso all’umanità intera.

In ogni caso, è sempre Dio che sceglie la controparte del Patto e che vi si impegna in prima battuta. L’essere umano è chiamato a rispondervi sebbene non sia una controparte uguale a Dio sia nel peso della responsabilità, sia nella fedeltà.

Nella seconda metà del ‘700, in una società gerarchicamente bloccata, celebrare un culto che avesse al centro una tale idea di Patto non era questione di poco conto: illustrava chiaramente l’assunto teologico per cui se la salvezza è per grazia di Dio, nel piano divino l’essere umano, qualunque essere umano, è chiamato a fare la sua parte nel farsi strumento fedele e fiducioso. L’essere umano ha responsabilità nei confronti di Dio e del prossimo per cui non vive la propria fede passivamente. In tal senso, nemmeno la struttura della società può essere accolta acriticamente ma va compresa alla luce del Patto e nell’orizzonte del Regno di Dio.

Come spiega Giosuè al popolo d’Israele (Giosuè 24, 23), accettare di entrare in tale relazione con Dio significa fare una scelta di campo globale, non unicamente relativa al tempo cultuale. La comunità fondata sul patto è plasmata, messa alla prova, vagliata da Dio la cui volontà è che le categorie fragili della società (all’epoca: bambini, orfani, vedove, stranieri) siano rispettate e tutelate, che il cibo sia condiviso, che la terra sia rispettata.

Nel patto, Dio offre promesse di prosperità all’umanità e al popolo d’Israele (discendenza, terra), ma le benedizioni sono frutto della fiducia incondizionata in Dio (cfr. Genesi 22, 16-18) e dell’obbedienza ai suoi comandamenti (Deuteronomio 9, 9ss) tanto che le tavole di pietra su cui vennero scritti vengono denominate «tavole dell’Alleanza».

Secondo alcuni studiosi, il fatto che le «società» metodiste si riconsacrassero ogni anno in un patto con Dio, fu tra le ragioni che determinarono il successo del metodismo e l’influsso positivo che esso esercitò all’interno della compagine sociale. Oggi la visione teologica sottesa al culto di Rinnovamento del Patto probabilmente risulta assodata, ma davvero possiamo dire di essere pronti a vivere il nostro impegno come scelta radicale? E se pure, nella contraddittorietà e durezza del nostro contesto sociale, asseriamo di volerlo fare, come possiamo riuscire a vivere il nostro impegno in modo adeguato, da esseri umani fragili quali siamo?

Dinanzi alla tragica consapevolezza che in questa relazione noi siamo inadeguati e infedeli, ecco che il rimetterci con fiducia a Lui nella preghiera sapendo che siamo stati scelti quali suoi strumenti può darci la forza di continuare nel nostro impegno – come detto nella liturgia del culto relativo – «a ricercare e a compiere la tua perfetta volontà».

 

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18-25 gennaio Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani

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“Cercate di essere veramente giusti” Deuteronomio 16, 18-20

Al via la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019

Da Riforma del 17 gennaio 2019. Si svolgerà dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc) promossa congiuntamente dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Pcpuc). “Cercate di essere veramente giusti” tratto da Deuteronomio 16, 18-20, è il tema scelto per il 2019 dalle chiese cristiane dell’Indonesia, che in quel paese asiatico rappresentano il 10% della popolazione. Mosse dalla preoccupazione di una crescente ingiustizia sociale e tensioni tra le diverse comunità e i vari gruppi etnici le Chiese cristiane dell’Indonesia hanno voluto richiamare i cristiani ad essere strumento della grazia guaritrice di Dio in un mondo lacerato da ingiustizie e disuguaglianze.

Il materiale in italiano per l’ottavario, con una presentazione teologica e pastorale al tema, e con suggerimenti per l’organizzazione della Spuc, è stato preparato da Paoline Editoriale Libri e Centro Pro Unione (il PDF può essere scaricato qui).
Come ogni anno la presentazione del materiale in italiano della Spuc è a cura del comitato interconfessionale italiano e firmato dal pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),  da monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei e vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, e dal  metropolita Gennadios,arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta ed esarca per l’Europa Meridionale (Patriarcato ecumenico).
“Possiamo fare nostre – si legge nella Presentazione – come hanno sperimentato anche le chiese dell’Indonesia, le parole del Deuteronomio, che parlano in modo vigoroso, come le nostre esperienze di vita dimostrano, della situazione dell’umanità di oggi e delle sue necessità”.
In Italia fervono i preparativi in vista di incontri, dibattiti e momenti di preghiera organizzati in varie città: un elenco di appuntamenti che l’Agenzia stampa NEV sta via via aggiornando nella sua apposita pagina “Agenda evangelica ed ecumenica”, sotto il titolo “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”.
Segnaliamo tre appuntamenti tra i numerosi che apriranno la settimana in Italia:

  • Venerdì 18 ad Albano Laziale, presso Roma, Maria Chiara Biagioni e Luca Maria Negro parlano de “Il movimento ecumenico: una ‘grande impresa in perdita’. Riflessione a partire dalla visita di Papa Francesco a Ginevra per i 70 anni del Consiglio ecumenico delle chiese”. Alle 18, via Risorgimento 87.
  • Sabato 19 a Firenze, “Chi canta, prega due volte. Un’esperienza di meditazione in musica”. Intervengono la pastora Franziska Müller e don Carmelo Mezzasalma. Partecipa il coro della chiesa luterana. Alle 17.30 presso la chiesa di San Lorenzo alla Certosa, via della Certosa 1.
  • Sabato 19 a Milano, ha luogo l’“Aperitivo della giustizia”, racconti, musica e cibi multietnici. Alle 18.30 presso la chiesa metodista, via Porro Lambertenghi 28.
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