Sinodo valdese-metodista 2018. Domenica 26 agosto l’apertura a Torre Pellice (TO)

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Da www.nev.it del 21 agosto
La Vice Ministra agli Affari Esteri Emanuela Del Re alla consueta serata pubblica, quest’anno sul tema “Essere chiesa oggi in Europa”, lunedì 27 agosto ore 20.45. L’Assemblea sinodale, massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, si chiude venerdì 31 agosto con l’elezione delle cariche amministrative

Si apre il 26 agosto a Torre Pellice (Torino), nelle “Valli valdesi” del Piemonte, l’annuale Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Alle 15.30 si tiene il tradizionale culto inaugurale, nel tempio di via Beckwith, con la predicazione del pastore Emanuele Fiume. Fino al 31 agosto, 180 deputati, pastori e “laici” in numero uguale, discuteranno sul ruolo della chiesa fra presenza pubblica e vita comunitaria. Altri temi all’ordine del giorno: bilancio sociale, diaconia fra servizio e predicazione, migrazioni e accoglienza, ecumenismo. Grande attesa per la presentazione della Ricerca Sociologica su Rispondenza e Statistiche Ecclesiastiche “Ri.So.R.S.E.”, commissionata dalla Tavola valdese e dal Comitato Permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste (OPCEMI).

Numerosi ospiti e autorità religiose e istituzionali, come ogni anno, stanno raggiungendo Torre Pellice dall’Italia e da diversi continenti. Fra gli altri, il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti per la CEI, don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio nazionale ecumenismo e dialogo interreligioso (UNEDI), il presidente della Chiesa evangelica dell’Hessen-Nassau, Volker Jung, il vice presidente della Comunione mondiale delle chiese riformate (WCRC) per la regione africana, pastore Samuel Ayete-Nyampong, e la vice presidente del Consiglio mondiale metodista, Gillian M. Kingston.

La consueta serata pubblica del lunedì, in agenda il 27 agosto alle 20.45 presso il tempio di Torre Pellice, ha per titolo “Comunione, missione, giustizia: essere chiesa oggi in Europa” e vede la presenza della Vice Ministra agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Emanuela Del Re, dei sociologi Luigi Berzano e Paolo Naso, della pastora della chiesa valdese di Milano Daniela Di Carlo e del moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini. “L’Europa ha bisogno di maggiore unità, maggiore collaborazione reciproca e maggiore solidarietà interna ed esterna ai confini europei. Per le chiese cristiane c’è molto da fare” ha dichiarato Bernardini in un’intervista rilasciata ieri.

L’Assemblea sinodale, il massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, si chiude venerdì 31 agosto con l’elezione del moderatore e delle altre cariche amministrative.

L’Agenzia stampa NEV-notizie evangeliche sarà presente come Ufficio stampa del Sinodo sin da sabato 25 agosto presso la “Casa Valdese” di Torre Pellice, in via Beckwith 2, tel. 0121.950035 cell. 342 113 4700, – www.nev.it

#SinodoValdese

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Questa è una chiesa che accoglie

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Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia approva un documento per dire no alla xenofobia. Ogni forma di razzismo è un’eresia teologica

Luca Maria Negro, presidente FCEI: come cristiani evangelici, siamo per l’accoglienza degli immigrati e dei rifugiati, per la tutela delle vite di chi fugge da guerre e persecuzioni attraversando il Mediterraneo, per l’integrazione

 

Roma, 8 agosto 2018 (NEV/CS27) – “Da mesi ascoltiamo parole violente e cariche di rancore nei confronti degli immigrati, che nel cuore dell’estate sono state seguite da gesti xenofobi e razzisti verso italiani con la pelle nera, richiedenti asilo, rom. Come cristiani evangelici riteniamo che il limite della tollerabilità di questo linguaggio e di questi atteggiamenti sia stato ampiamente superato e per questo abbiamo deciso di lanciare il messaggio chiaro e forte che noi non ci stiamo”.
Con queste parole il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, presenta il Manifesto per l’accoglienza approvato dal Consiglio FCEI.

“Anche se oggi è impopolare, affermiamo che noi evangelici siamo per l’accoglienza degli immigrati e dei rifugiati, per la tutela delle vite di chi fugge da guerre e persecuzioni attraversando il Mediterraneo, per l’integrazione. Lo facciamo – conclude il presidente della FCEI – con uno strumento semplice ma capillare quale un manifesto che speriamo possa essere affisso sul portone di ogni chiesa evangelica”.

“Ogni forma di razzismo è per noi un’eresia teologica” si legge nel documento, che si apre con alcune citazioni bibliche sull’accoglienza e sui diritti dello straniero. Il Manifesto per l’accoglienza prosegue poi con 8 punti in cui si ribadisce la falsa contrapposizione tra accoglienza degli immigrati e bisogni degli italiani, si sottolinea la buona pratica dei corridoi umanitari, si invita allo scambio interculturale nel quadro dei principi della Costituzione, alla protezione internazionale e alla tutela dei diritti, a un linguaggio rispettoso della dignità e a una presa di posizione contro xenofobia e razzismo, si denuncia l’esasperazione del dibattito pubblico sul tema delle migrazioni. Negli ultimi due punti, la FCEI fa appello alle chiese sorelle dell’Europa perché accolgano quote di richiedenti asilo e spingano i loro governi a promuovere politiche di condivisione dei flussi migratori in un quadro di solidarietà e responsabilità condivise, richiamando all’amore di Dio, che è più forte degli egoismi di individui e di nazioni.

leggi il  testo integrale del Manifesto per l’accoglienza

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Orto cittadino a Milano

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Chiesa metodista di Milano
Diaconia comunitaria, con il contributo dell’Otto per mille della Chiesa evangelica valdese – unione delle chiese metodiste e valdesi.

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Dalla Corea alla pace

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Di Claudio Paravati

Sentire pronunciare la parola “Italia” per il conferimento di un premio internazionale per la pace (World Methodist Peace Award) dà una certa emozione. Ancora di più se ci si trova nel bel mezzo del culto di apertura dei lavori del Consiglio Mondiale Metodista (11-18 luglio) nella chiesa metodista Kwanglim Church a Seoul, in Corea del Sud, alla presenza di oltre duemila persone.

La grande famiglia metodista, che nel mondo conta circa 80 milioni di fedeli, ha voluto omaggiare la chiesa metodista italiana per il suo impegno a favore dei migranti e dei rifugiati a partire dalla fine degli anni Ottanta, fino alla collaborazione con il progetto Mediterranean Hope. L’assegnazione del premio è stata ufficialmente proclamata durante una cerimonia centrata sull’impegno dei cristiani per la pace a cui ha partecipato la pastora Mirella Manocchio, presidente del Comitato permanente dell’Opcemi, che ha ricordato come l’ultimo progetto per i rifugiati in cui la chiesa metodista è coinvolta (MH) è divenuto realtà grazie «a tutti i soggetti che hanno reso possibile un progetto tanto coraggioso e pionieristico: la famiglia protestante italiana (rappresentata nella Federazione delle chiese evangeliche in Italia); la chiesa valdese, che, come si sa, con quella metodista si è “integrata” più di quarant’anni fa dando vita a un’unione di chiese; la Comunità di Sant’Egidio, partner sin dai primi passi mossi, in particolare per quel che riguarda l’azione dei corridoi umanitari».

Il premio è stato consegnato in Corea, ovvero in quella parte di mondo che da più di cinquant’anni vive sotto un logorante armistizio. Facendo riferimento agli sviluppi politici delle ultime settimane, il vescovo metodista Kim Ki Taek ha detto durante il sermone domenicale: «Finalmente l’ultimo muro esistente della guerra fredda, quello con la Corea del Nord, sta cadendo. Dio ha ascoltato le nostre preghiere». E il pastore metodista Jong Chun (J.C.) Park, attuale presidente del Consiglio mondiale, ha tuonato dal pulpito durante il sermone d’apertura dei lavori, denunciando il trattamento riservato alle Coree dalle grandi potenze mondiali che la circondano: Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone.

La pastora metodista Choi, all’ombra del suggestivo palazzo Deoksugung, uno degli ultimi esempi di architettura tradizionali sopravvissuti a Seoul, ha ricordato come l’identità dei sudcoreani si giochi oggi tra un passato da dimenticare e un futuro non meglio definito da voler conquistare.

Così accanto a grandi potenze economiche made in Corea quali la Samsung e la Hyundai, l’identità coreana (un paese di più di cinquanta milioni di persone) ricerca anche la propria “identità spirituale”. Nell’ultimo censimento ufficiale infatti – datato 2005 – emerge una viva pluralità religiosa: 29% di cristiani (somma data dal 18,3 % di protestanti più il 10,7 % di cattolici), 22,8% buddhisti, 0.2 % confuciani. Il resto, quasi il 50%, si dichiara di nessuna appartenenza religiosa. Si tenga infine conto che proprio in Corea sono oggi sempre più forti, accanto alle religioni tradizionali, veri e propri – talvolta difficili per noi da comprendere – nuovi movimenti religiosi. Questo per dare un affresco del quadro spirituale entro il quale il ruolo delle chiese protestanti è stato, ed è tuttora, fondamentale. In particolare il metodismo ricopre da sempre un ruolo di primissimo piano: la prima scuola pubblica del paese, compresi i due studentati proprio lì accanto, per esempio, è stata aperta proprio dai missionari wesleyani. Istituzione che fin da subito fu riconosciuta e stimata dalle autorità; e diede i natali a intere generazioni della classe dirigente del paese, svolgendo un ruolo chiave anche per il pensiero indipendentista coreano sotto occupazione giapponese, momento buio e doloroso per la storia di Corea. Proprio per questo la presenza dei metodisti in città, compresa la folta delegazione proveniente da tutto il mondo, non è passata inosservata. Una cerimonia pubblica nel centro città, una preghiera per la pace, ha concluso i lavori, e gli oltre cento delegati giunti da ogni continente si sono uniti a centinaia di fedeli locali per chiedere la pace, subito, tra le Coree e in tutte le zone di sofferenza e conflitto nel mondo. Prossimo appuntamento del Consiglio metodista mondiale è previsto per il 2021 in Svezia, a Goteborg: nella speranza che il progresso della pace nel mondo abbia fatto, nel frattempo, passi in avanti.

leggi l’articolo sul sito di Riforma

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