Magliette rosse

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Da www.metodistiroma.it del 7 luglio
La chiesa metodista di Roma, via XX settembre, aderisce all’appello “Una #magliettarossa per #fermarelemorragia di umanità” promosso da Libera e primo firmatario don Luigi Ciotti.
Molti dei nostri membri di chiesa indosseranno oggi una maglietta rossa. Inoltre alcune magliette rosse saranno poste sulla facciata della nostra chiesa per testimoniare la condivisione e la richiesta per politiche di umanità e condivisione.
L’appello

Una #magliettarossa per #fermarelemorragia di umanità
indossiamo una maglietta rossa per un’accoglienza capace
di coniugare sicurezza e solidarietà

Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.
Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.

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#PapalVisit. Camminare, pregare e lavorare insieme

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Da NEV del 21 giugno 2018

“Stiamo camminando, pregando e lavorando insieme. Abbiamo camminato, pregato e lavorato insieme. E cammineremo, pregheremo e lavoreremo insieme”.

E’ attorno a questo motto – “camminare, pregare e lavorare insieme”, che qualcuno già chiama “trinità ecumenica” -, che il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha aperto l’incontro pomeridiano con papa Francesco presso il Centro ecumenico di Ginevra, nella sala Visser’t Hooft, dedicata al primo segretario generale del CEC.

Olav Fykse Tveit e papa Francesco. Foto Magnus Aronson

“Ci sono voluti 70 anni per arrivare al punto in cui ci troviamo oggi – ha aggiunto Tveit -. Questo giorno è una pietra miliare. Non ci fermeremo qui. Visto che oggi noi condividiamo sempre di più, facciamo in modo che le prossime generazioni possano creare nuove espressioni di unità, giustizia e pace”.

Alcuni degli ambiti concreti in cui camminare, pregare e lavorare insieme sono stati citati da Agnes Abuom, moderatora del Comitato centrale del CEC, che ha salutato papa Francesco con un “benvenuto/karibu” in swahili.

“La sua presenza è un segno di speranza e di incoraggiamento” ha detto la teologa anglicana pensando a quanto sia determinante la collaborazione ecumenica in luoghi caldi del mondo come il Sud Sudan, la Colombia, la penisola coreana, il Burundi e la Repubblica democratica del Congo.

Un impegno comune, quello del CEC e della chiesa cattolica romana, che porterà tra i suoi frutti la “Conferenza mondiale contro xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto della Migrazione globale” che si terrà a Roma il prossimo settembre, e che non deve escludere altri ambiti come quelli della violenza contro le donne e i diritti dei minori.

Anche papa Francesco ha ripreso nel suo discorso il motto principale dell’incontro. Camminare insieme è per il papa un movimento in entrata che ci “dirige costantemente al centro”, cioè verso Cristo; ed in uscita “verso le periferie del mondo, per portare insieme la grazia risanante del vangelo a una umanità sofferente”.

Ma camminare insieme, significa anche riconoscere il cammino di chi ci ha preceduti ed ha avuto “il coraggio di invertire la direzione della storia” verso l’unità, e non verso la diffidenza e la paura. Una puntualizzazione di grande importanza, se pronunciata in occasione dei 70 anni di vita del CEC.

“La preghiera – ha proseguito Francesco – è l’ossigeno dell’ecumenismo” perché nel pronunciare il Padre Nostro, riconosciamo sia la nostra “figliolanza” rispetto a Dio sia la nostra “fraternità” di credenti che sanno amarsi gli uni gli altri.

Riflettendo su cosa significhi lavorare insieme – dopo aver ribadito l’importanza che per la Chiesa cattolica riveste la Commissione fede e costituzione del CEC, alla quale la parte cattolica “intende continuare a partecipare con teologi di massimo livello” – papa Francesco ha indicato la diaconia come via maestra dell’agire cristiano nel mondo. Sono i più poveri della terra ad aver bisogno di “ecumenismo e unità.  Non possiamo disinteressarci del pianto di chi soffre, ed è inquietante quando alcuni cristiani si mostrano indifferenti nei confronti di chi è disagiato”.

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Atti della Conferenza del III Distretto delle Chiese Valdesi e Metodiste 2018

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Nella giornata internazionale del rifugiato la chiesa metodista in Italia fa suo l’atto deciso dal III distretto di chiese metodiste e valdesi (distretto che comprende Lazio, Marche, Toscana e Umbria).

Atti della Conferenza del III Distretto delle Chiese Valdesi e Metodiste 2018

  1. La Conferenza del III Distretto delle chiese metodiste e valdesi, riunite a Casa Cares (Reggello) il 15-17 giugno 2018
  • Dichiara la propria sofferenza e preoccupazione per il clima di chiusura, razzismo e discriminazione che cresce nel nostro paese e per la costruzione della paura nei confronti dell’”altro/a” (siano essi migranti, stranieri, detenuti, appartenenti alla comunità LGBT, Rom, Sinti e Camminanti e chiunque venga stigmatizzato sulla base del colore della pelle, dell’orientamento sessuale, del ceto sociale, della salute psicofisica);
  • Esprime la propria solidarietà verso tutti e tutte coloro che ne sono vittime, in particolare nei confronti dei migranti e delle vittime di tratta, che vengano criminalizzati e rifiutati dal Governo Italiano;
  • Denuncia la chiusura dei porti e i respingimenti in mare come contrari al diritto umanitario e allo spirito di accoglienza che proviene dall’Evangelo;
  • Sostiene il lavoro di quanti e quante operano in favore di un’accoglienza solidale, dignitosa e inclusiva anche all’interno delle nostre chiese e della nostra diaconia;
  • Invita le chiese del Distretto ad aprire i propri spazi e le proprie strutture, in collaborazione con la Diaconia Valdese, costruendo progetti di accoglienza secondo la vocazione ad essere comunità profetiche;
  • Invita le chiese a vigilare sulla difesa dei diritti umani, in particolare delle fasce più fragili della società

Deut. 16:19-20: Non farai violenza al diritto […] La giustizia e solo la giustizia seguirai […].

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Buon compleanno Mr. Wesley!

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Da NEV del 21 giugno 2018

Festeggiato a Roma il 315esimo anniversario della nascita del fondatore del movimento metodista, per iniziativa della chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo e dall’Ufficio ecumenico metodista.

Gli anniversari sono importanti: per riflettere sul passato e costruire il futuro, per non perdere la memoria, per unire le persone che condividono le stesse preoccupazioni e le stesse speranze.

Tutte e tre queste motivazioni hanno caratterizzato l’incontro per commemorare il 315 anniversario della nascita di John Wesley (1703-1791), fondatore del movimento metodista, tenutosi lunedì 18 giugno sulla terrazza della chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo a Roma.

Il pastore Tim Macquiban

L’evento, organizzato da Tim Macquiban, pastore della chiesa di Ponte Sant’Angelo e direttore dell’Ufficio ecumenico metodista di Roma (MEOR), ha visto la presenza di numerosi membri di Churches Toghether in Rome, l’organismo che raggruppa le chiese di lingua inglese, tanto protestanti quanto cattoliche, della capitale, insieme ad altri partner ecumenici del MEOR, tra cui il direttore del Centro anglicano di Roma, l’arcivescovo Bernard Ntahouri.

“Questa ricorrenza, che festeggiamo ormai da alcuni anni, è un’occasione per onorare gli amici e i partner ecumenici del MEOR”, ha spiegato Macquiban che ha poi riflettuto insieme agli ospiti sui tanti anniversari celebrati a Roma insieme in questi ultimi anni: dai 60 anni della costituzione della chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo ai 50 anni del Concilio Vaticano II, ai 200 anni di presenza nella capitale delle comunità anglicana e luterana.

Un momento dell’incontro sulla terrazza della chiesa di Ponte Sant’Angelo

Macquiban ha poi ricordato un prossimo anniversario “che ci porterà a riflettere sull’importanza della pace e della riconciliazione”: l’armistizio dell’11 novembre 1918 che pose fine alla Prima guerra mondiale. E di pace si parlerà anche nel prossimo incontro del Consiglio metodista mondiale (WMC) che si terrà il prossimo luglio in Corea del Sud.

“Guardando indietro e ricordando il passato, vogliamo essere pronti per la chiamata del Signore nel nostro presente e nel futuro per condividere il Suo amore e lavorare insieme per la pace e la giustizia nel mondo”, ha concluso il pastore Macquiban.

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