VII Convegno Internazionale Centro di Documentazione Metodista, 29 novembre 2018

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Il 29 novembre 2018, presso Sapienza Università di Roma (Edificio di Lettere, Aula Odeion), si svolgerà il convegno internazionale Metodismo, giustizia sociale, diritti. Uno sguardo tra Europa, Africa ed USA, settimo appuntamento della serie promossa dal Centro di Documentazione Metodista e dal Dipartimento di Storia Culture Religioni della Sapienza. Il convegno mette a fuoco i rapporti tra metodismo, giustizia sociale e diritti umani, in diversi contesti storici e geografici. In occasione dell’anniversario di eventi come la Dichiarazione dei diritti umani, l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, la morte di Martin Luther King, il 1968, il tema proposto appare fecondo per approfondimenti storici, ma anche massimamente attuale. Dopo i saluti istituzionali di apertura si svolgeranno le relazioni di Elena Bein Ricco, Giancarlo Rinaldi, Daniel Pratt Morris-Chapman, Emmanuel Asante, Paolo Naso, Francesca Cadeddu, Sergio Aquilante, Silvana Nitti, cui seguiranno le conclusioni di Gaetano Lettieri.

The seventh international conference on Methodism organized by the Methodist Documentation Center (Italy) and the Department of History, Cultures, Religions of Sapienza University of Rome will be held on 29 November 2018 at Sapienza University (Faculty of Humanities, “Odeion” room). This year’s theme will be “Methodism, Social Justice, Human Rights. A Look at Europe, Africa, and USA”. The conference focuses on the relationships between Methodism, social justice and human rights, in various historical and geographical contexts. The anniversary of events such as the Universal Declaration of Human Rights, the date the Constitution of the Italian Republic came into force, Martin Luther King’s death, and the 1968 movements, provides the opportunity to reflect upon both historical trajectories and current events. Following the institutional greetings, the speakers Elena Bein Ricco, Giancarlo Rinaldi, Daniel Pratt Morris-Chapman, Emmanuel Asante, Paolo Naso, Francesca Cadeddu, Sergio Aquilante, Silvana Nitti, will deliver their papers; Gaetano Lettieri will deliver a concluding speech.

Pieghevole Convegno
Locandina Convegno

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Segue articolo da riforma.it del 27 novembre 2018

 

 

 

Alla Sapienza lo sguardo metodista «tra Europa, Africa, Usa e Italia»

Il VII Convegno internazionale promosso dal Centro di documentazione Metodista metterà a fuoco i rapporti tra il metodismo e la giustizia sociale. Ne parliamo con la Presidente dell’Opcemi, Mirella Manocchio

È giunto alla settima edizione il Convegno di studi internazionali sul metodismo promosso dal Centro di documentazione metodista (Cdm) in collaborazione con la Sapienza – Università di Roma. Un convegno dal titolo «Metodismo, giustizia sociale, diritti. Uno sguardo tra Europa, Africa, Usa», che si terrà a Roma giovedì 29 novembre presso la Sala Odeion della Facoltà di Lettere e filosofia alle 10.
«Dialogare e poter riflettere con intellettuali, studentesse, studenti e persone interessate, è oggi più che mai importante. Il “fatto religioso” s‘interseca inevitabilmente con ambiti sociali, politici, culturali e storici. Il Convegno di giovedì, grazie all’apporto scientifico di professori ed esperti – dice a Riforma.it Mirella Manocchio, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi) –ripercorrerà la storia del metodismo e le scelte che sin dall’inizio l’hanno spinto verso la ricerca della giustizia sociale e la difesa dei diritti umani. Analisi, che saranno affrontate in modo interdisciplinare senza dimenticare le radici geografiche che hanno contraddistinto la nostra storia».
 
Europa, Africa e Usa, è così?
«Il metodismo – prosegue Manocchio – nasce in Inghilterra e poi raggiunge gli Usa e l’Africa,  e solo dopo arriva in Italia. Il movimento metodista grazie al suo fondatore John Wesley seppe influenzare queste aree, soprattutto in materia di diritti civili. Basta pensare all’apporto fornito alle diverse popolazioni locali dalle scuole metodiste, in Africa ad esempio, dove si formarono molti giovani diventati leader, intellettuali; per citarne uno su tutti: Nelson Mandela. Scuole nelle quali, ricordava Mandela, “era possibile relazionarsi con i professori bianchi in modo paritario”».
 
Il convegno cade, tra l’altro, in occasione di alcuni anniversari importanti.
«Ci sono alcune fortunate coincidenze: la Dichiarazione dei diritti umani; l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana; l’anniversario della scomparsa di Martin Luther King e il 1968. Tappe importanti, che hanno segnato la storia dell’umanità e aperto la strada a democrazie plurali, a principi e valori solidali».
 
Nell’Italia di oggi quale ruolo gioca il metodismo?
«Da sempre ci impegniamo “nello spazio pubblico”, anche con azioni concrete. Molte di queste le portiamo avanti insieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, e ad altre chiese sorelle. Messaggi e azioni che riteniamo importanti, dirimenti, ad esempio l’impegno contro la violenza sulle donne; o la battaglia per giungere al più presto a una legge quadro per la libertà religiosa e superare le vetuste legge sui “culti ammessi” del 1929; affermando la nostra netta posizione a favore dello Jus Soli. Insomma “battaglie” per difendere i diritti umani, per i diritti di tutte e tutti e per chiedere pari dignità e giustizia sia nel mondo sia in Italia».
 
Una chiamata al senso di responsabilità dunque?
«Giovedì non sarà solo l’occasione per proporre la rievocazione storica, teologica e culturale del metodismo, tantomeno sarà l’occasione per fare l’elogio del nostro operato, sarà seppur in forma accademica nella forma e nella sostanza, un’occasione per stimolare una riflessione comune su questioni che riteniamo inderogabili. Wesley – ricorda ancora Manocchio – fu il primo leader religioso a prendere una posizione chiara contro lo schiavismo. Il nostro convegno cercherà di stimolare riflessioni da portare all’interno delle nostre chiese e fuori da esse. Cercherà di far emergere le contraddizioni presenti nella società italiana ed europea; lo faremo partendo dalla nostra Costituzione Repubblicana, la più bella del mondo, purtroppo non ancora pienamente attuata, talvolta osteggiata».
 
Dopo i saluti di apertura del presidente del Cdm, il pastore Massimo Aquilante, conclude Manocchio, «saranno  affrontati diversi temi: Il protestantesimo e l’età dei diritti con Elena Bein Ricco; John Wesley e le buone opere con Giancarlo Rinaldi; Wesley, il metodismo e l’impegno contro lo schiavismo negli Stati Uniti con Daniel Pratt Morris-Chapman; Il metodismo e la decolonizzazione dell’Africa con Emmanuel Assante; Un metodista nel Civil Rights Movement con Paolo Naso; Metodismo e movimento per il suffragio femminile con Francesca Cadeddu; Il metodismo americano e i diritti dei nativi negli anni del Removal Act, 1820-1840 con Sergio Aquilante; Chiese metodiste e movimenti sociali nel Sessantotto italiano con Silvana Nitti e la conclusione dei lavori a cura di Gaetano Lettieri».
 
I metodisti nascono nel XVIII secolo in Inghilterra con un vasto movimento di risveglio religioso ad opera di John Wesley (1703-1791), la cui caratteristica era quella di predicare all’aperto, nelle città come nelle campagne. «Il mondo è la mia parrocchia» fu da subito il suo motto, che lo portò a fare delle piazze, delle case, di ogni spazio di vita quotidiana i luoghi di una rinnovata fede cristiana. In Italia i metodisti si inseriscono nel risveglio culturale e religioso del Risorgimento, con l’arrivo nel 1859 di William Arthur, segretario della Wesleyan Methodist Missionary Society di Londra. I metodisti si riconoscono nella confessione di fede del 1655 e hanno lo stesso ordinamento sinodale-rappresentativo dei valdesi. L’Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia nasce dalla trasformazione della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia con la piena attuazione del Patto d’Integrazione (1975) con la Chiesa evangelica valdese, che diede vita all’Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia. L’Opera è amministrata da una commissione sinodale (Comitato permanente) composta da un presidente (legale rappresentante) e da tre membri eletti annualmente dal Sinodo delle chiese metodiste e valdesi e da un delegato della Tavola Valdese. Nell’ordinamento “civile” l’Opcemi è un ente ecclesiastico dotato di personalità giuridica (D.P.R. 20 marzo 1961 e successive modificazioni).
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Nobel per la pace a Denis Mukwege e Nadia Murad

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Il Consiglio ecumenico delle chiese e la Federazione luterana mondiale inviano le loro congratulazioni ai due premiati

Da www.nev.it del 5 ottobre 2018

Un ginecologo congolese, Denis Mukwege, che cura le vittime di violenza sessuale nella Repubblica democratica del Congo, e una donna yazida irachena, Nadia Murad, ex schiava sessuale dell’Isis e ora attivista per i diritti umani, sono i due destinatari del Premio Nobel per la pace 2018.

In un comunicato il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha espresso soddisfazione per il premio Nobel per la pace 2018 a Nadia Murad e a Denis Mukwege per il loro lavoro contro “la violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato”. Il segretario generale del CEC Olav Fykse Tveit ha dichiarato che “questa è una grande fonte d’ispirazione per tutti coloro che lavorano contro la violenza sessuale e di genere”. Tveit ha detto che il lavoro di Mukwege nella Repubblica democratica del Congo (RDC) è “un autentico contributo alla pace per coloro che ne hanno più bisogno – e per uno sviluppo verso la giustizia e la pace nel paese e nella regione”.

La Federazione luterana mondiale (FLM) si è congratulata con Denis Mukwege e gli ha indirizzato una lettera nella quale il presidente Panti Filibus Musa e il segretario generale Martin Junge inviano le loro congratulazioni per il meritato riconoscimento e lo ringraziano per il suo impegno per porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra. Nella lettera ricordano e ringraziano anche per la sua partecipazione in Namibia, nel maggio 2017, all’assemblea generale della FLM e scrivono che le sue parole sono state “un grande incoraggiamento a continuare a lavorare verso una realtà in cui donne e uomini possono prosperare mentre vivono in relazioni che si sforzano di superare la violenza”.

Figlio di un pastore pentecostale, Denis Mukwege, conosciuto da molti anni come “l’uomo che ripara le donne”, ha fondato l’Ospedale Panzi a Bukavu, nell’est del Congo dove cura, insieme ad un’equipe di assistenza sociale, psicologica e psichiatrica, le donne violentate da gruppi armati e usate come arma di guerra, e cerca di ridurre i devastanti danni, sia fisici che morali, che hanno subito. Lo scorso 3 dicembre Mukwege è stato intervistato da Protestantesimo, rubrica curata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) in onda su Rai2.

L’attivista irachena Nadia Murad (Premio Sakharov nel 2016), venticinquenne di etnia yazida resa schiava nel 2014 dallo Stato islamico, dal 2016 è ambasciatrice ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Murad che fa parte della minoranza yazida del nord dell’Iraq è stata rapita dal suo villaggio nell’agosto del 2014 dall’Isis, e detenuta come schiava del sesso. Dopo tre mesi riuscì a fuggire. La sua esperienza è stata raccontata nell’autobiografia “L’ultima ragazza”, edito da Mondadori.

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Incendiati i locali della chiesa battista di Varese

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Nella mattinata di domenica 7 ottobre, ignoti hanno rubato strumenti musicali e tecnologici, e poi hanno appiccato il fuoco. In corso le indagini per stabilire il movente

 

Da www.nev.it del 8 ottobre 2018

Verso le 5 del mattino di domenica 7 ottobre, mentre il buio avvolgeva ancora ogni cosa, ignoti si sono introdotti nei locali sussidiari della chiesa battista di via Verdi a Varese. Hanno rubato tastiere, mixer, microfoni e altre attrezzature tecnologiche. Poi, hanno appiccato il fuoco, che ha messo fuori uso l’impianto elettrico e bruciato ogni cosa.

Il locale di culto non è stato direttamente interessato dal fuoco, ma i fumi hanno annerito tutte le pareti e il calore ha infranto tutti i vetri. “I locali sono completamente inagibili e i danni ancora da quantificare – si legge in un post lasciato sulla bacheca Facebook della Chiesa evangelica battista di Varese –. Abbiamo potuto solo constatare con quanta barbarie i malintenzionati siano intervenuti all’interno della nostra cara chiesa. La polizia, i pompieri e la scientifica sono prontamente intervenuti. Da domani, tutte le verifiche e la denuncia dei fatti presso la questura di Varese. Vi chiediamo sostegno e preghiere in questo momento tanto difficile per la nostra comunità”.

“Siamo rimasti tutti molto colpiti – dice al telefono Erasmo Nocco, membro del Consiglio della chiesa di Varese, tra i primi ad accorrere sul luogo dell’accaduto –. Per fortuna non c’erano tantissime cose che potevano bruciare, è andato a fuoco un mobiletto con tutto il materiale della scuola domenicale. Il caldo che si è sprigionato ha fatto rompere i vetri delle porte cosicché la fuliggine ha raggiunto il locale di culto, la cucina, e la stanza della scuola domenicale; il fumo nero è arrivato anche al piano superiore dove c’è la casa pastorale, attualmente vuota. Questo è quello che abbiamo visto. Eravamo tutti scossi e abbiamo voluto avere un momento di preghiera fuori dalla chiesa, mentre dentro c’erano la polizia, la scientifica e i vigili del fuoco che svolgevano il loro lavoro”.

Non sono ancora chiare le ragioni dell’incendio doloso. La chiesa battista ospita nei suoi locali la chiesa ghanese e tra i suoi membri ha il dr. Andi Nganso, il medico originario del Camerun rifiutato da una paziente perché “nero”. Che ci sia un movente di matrice razzista dietro questo atto violento? Al momento non c’è alcun elemento che possa avvalorare questa ipotesi.

“Mentre andavo verso Varese – aggiunge Nocco – ho pensato alla matrice razzista, ma andandomene via dalla chiesa onestamente non credo a questa ipotesi. Se fosse stato un gesto dimostrativo, avremmo trovato dei chiari segnali”.

Della stessa idea è Paola Tammone, anch’ella membro del Consiglio di chiesa, che al telefono afferma: “Non possiamo dire ancora nulla. Nel senso che anche la polizia non ha rilevato scritte, né alcun segnale che possa far pensare a qualche atto di matrice razzista. In genere, chi compie un furto in una chiesa, lo fa perché pensa di trovarvi cose di valore. Invece, chi è entrato nei nostri locali non ha trovato né soldi né altri oggetti di valore, ed è possibile che si sia arrabbiato e per questa ragione abbia appiccato il fuoco. Gli autori possono essere stati dei balordi che hanno rubato e poi compiuto un atto di vandalismo. Non possiamo fare per il momento altre ipotesi: non c’è alcuna rivendicazione e in precedenza non abbiamo avuto né avvertimenti o minacce”.

Intanto, da subito sono state rivolte alla comunità di Varese parole di solidarietà e vicinanza da parte di tanti fratelli e sorelle di diverse chiese evangeliche. Questa mattina, Giovanni Arcidiacono, il presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), in una circolare informativa alle chiese ha comunicato che, in attesa dei verbali dei vigili del fuoco e dell’esito delle indagini avviate dalla polizia, l’UCEBI ha attivato l’ufficio tecnico e l’ufficio legale per avviare con cura quanto necessario per il ripristino dei luoghi.

“Il primo segno di solidarietà dalle chiese consorelle in comunione con l’UCEBI  – scrive Arcidiacono – è senz’altro la preghiera al Signore, perché Egli sostenga con la potenza del suo Spirito le sorelle e i fratelli della chiesa di Varese in questa difficile prova, e li aiuti a rafforzare nel vincolo della fede la fraternità e la sororità unitamente alla costanza nella proclamazione della Parola e nella testimonianza nella città in cui è posta”.

Segue l’invito alle chiese a dedicare una colletta domenicale per la chiesa di Varese, da accreditare sul conto corrente dell’Unione (intestato a Ente Patrimoniale dell’Ucebi, IBAN: IT31S0100503215000000000008; causale: per la chiesa di Varese).

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Chiese in azione per l’Indonesia colpita dal terremoto

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Raccolta fondi dell’Esercito della salvezza e di ACT Alliance. Preghiere da tutto il mondo per il sisma che ha causato oltre 1200 morti, case distrutte e migliaia di sfollati; continuano le scosse.

Da www.nev.it del 2 ottobre 2018

L’Esercito della salvezza (EdS) e l’organizzazione umanitaria Action by Churches Together (ACT) Alliance, una coalizione umanitaria di oltre cento chiese associate al Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e alla Federazione luterana mondiale (FLM), sono impegnati nei soccorsi in Indonesia a seguito del terremoto di magnitudo 7,5 e successivo tsunami che hanno causato gravi danni nelle isole Sulawesi centrali, a Donggala e Palu, lo scorso 28 settembre. Intanto un’altra scossa di magnitudo 6.3 è stata registrata al largo dell’isola di Sumba, alle 7.59 di oggi, ora locale.

L’Esercito della salvezza ha una presenza consistente nella regione, con scuole e ospedali, ma ha anche subito gravi danni a molte delle sue strutture. “Il team di emergenza EdS dell’Indonesia è stato attivato dal quartier generale territoriale di Bandung – fanno sapere in una nota i salutisti mondiali -. Il colonnello Yusak Tampai, secondo in comando EdS in Indonesia, è giunto a Palu per aiutare a coordinare le squadre locali, valutare i bisogni e fornire supporto pastorale alle vittime e alle loro famiglie”. La situazione è disperata per mancanza di cibo, acqua e rifugi sicuri e per l’emergenza sanitaria causata dai corpi non recuperati in decomposizione. “C’è necessità di fornire assistenza immediata per limitare la perdita di vite umane e garantire i bisogni dei più vulnerabili, fra cui donne e bambini” si legge nella scheda di emergenza di ACT Alliance, impegnata con i suoi membri del Forum umanitario Indonesia, Pelkesi ICAHS e YEU nell’evacuazione e nella distribuzione di alimenti e beni di prima necessità.

Parole di vicinanza e preghiere per il terribile dramma sono giunte, fra l’altro, dal segretario generale del CEC pastore Olav Fykse Tveit, dal segretario generale del Consiglio delle chiese cristiane in Asia (CCA) Mathews George Chunakara e dal Primate della chiesa anglicana del Sud-est asiatico, l’arcivescovo Moon Hing.

Per donazioni tramite l’Esercito della Salvezza clicca QUI

Per sostenere le attività di ACT Alliance clicca QUI

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